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Chrysler: Marchionne bacchetta i concessionari

Di Valerio Verdone
Pubblicato il 26 gen 2012
Chrysler: Marchionne bacchetta i concessionari
L'ad Marchionne se la prende con la rete di vendita: "Molti concessionari non fanno il loro dovere".

L’ad Marchionne se la prende con la rete di vendita: “Molti concessionari non fanno il loro dovere”.

Sergio Marchionne tuona contro la rete di vendita Chrysler dopo aver guardato la classifica relativa alla soddisfazione del cliente stilata da JD Power’s che vede i marchi statunitensi Chrysler, Dodge e RAM verso la parte bassa della graduatoria.

“Molti concessionari non fanno il loro dovere – spiega Marchionne – non fanno nemmeno la telefonata di follow up al cliente che ha appena comprato l’ auto. Non trattano il cliente con la dignità che merita“. Parole pesanti, che gettano agitazione tra i venditori di auto, ora al centro del mirino dei provvedimenti del manager. Il quale, non ha perso tempo per togliere alle concessionarie il contributo di 200.000 euro a trimestre, erogato al fine di renderle più omogenee tra loro e con un’identità ben definita. “Non può bastare riempire un modulo per ottenere i contributi – rincara la dose l’AD di Fiat e Chrysler –  mi devono far vedere i risultati”.

Timida, se non sottomessa, la risposta dei dealer attraverso il loro responsabile David Kelleher. “Sì è vero, ci sono cose da rivedere, ma dobbiamo avere voce in capitolo nelle definizione dei nuovi incentivi. Dateci tempo: servono sei settimane di addestramento solo per insegnare a un nuovo dipendente ad accogliere il cliente con cordialità“. Scuse fin troppo banali, alla luce degli incrementi di vendita di quest’ anno, che hanno irritato ancora Marchionne, il quale non ha esitato ad affermare: “così non arriveremo mai in vetta alla classifica. Hanno venduto bene nel 2011, ma non trattano bene i clienti. Non basta fare vetture migliori e spot di grande successo con Eminem. Alla fine conta la faccia di chi ti vende l’ auto”.

Una definizione che però non tiene conto della realtà delle vendite, dove spesso la faccia del venditore, e di conseguenza la sua reputazione, viene resa meno simpatica da altri servizi che non funzionano in modo corretto nelle reti di vendita. Insomma, il venditore ha il suo peso, ma non può essere il capro espiatorio, perché rappresenta solo la punta di un iceberg, quella visibile e facilmente identificabile.

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