Il presidente dell’associazione dei costruttori auto esteri presenti in Italia chiede un tavolo con Palazzo Chigi. A rischio 15.000 posti di lavoro
Il presidente dell’associazione dei costruttori auto esteri presenti in Italia chiede un tavolo con Palazzo Chigi. A rischio 15.000 posti di lavoro
Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere che operano in Italia, ha chiesto al governo un incontro volto a stabilire misure da adottare per rilanciare il settore. “Settore – ha detto preoccupato il presidente Loris Casadei – che rischia la debacle una volta esauriti i benefici degli incentivi 2009, previsti il 31 marzo”.
Tali misure andrebbero attuate entro la prossima estate, per evitare duri contraccolpi soprattutto per quanto riguarda l’occupazione. E Casadei ha inviato agli amministratori delegati delle case automobilistiche associate un documento che sintetizza la situazione del settore e lamentando l’assenza di una politica industriale legata al mondo dell’auto e al suo indotto visto che si potrebbero perdere ben 15.000 posti di lavoro, cifra superiore – come ha sottolineato il presidente – rispetto ai 2.000 di Termini Imerese. Si tratta soprattutto di addetti ai settori commerciale e produttivo dei costruttori presenti nella Penisola, cui si aggiungono i dipendenti delle 17 società (con 6.000 officine e 18.000 addetti) che montano sui veicoli gli impianti a Gpl e metano.[!BANNER]
Questa situazione drammatica emergererà il 3 maggio, giorno in cui saranno presentati i dati sulle vendite del mese di aprile, il primo che non godrà degli incentivi dello scorso anno. Casadei ha invitato il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta, a mantenere l’impegno di avviare un tavolo sull’auto che coinvolga tutte le realtà.
In base alle previsioni, a fine 2010 le vendite dovrebbero attestarsi intorno a quota 1,75 milioni di unità, 400.000 in meno rispetto al 2009, pari a 5 miliardi di ricavi in meno e a una perdita di entrate Iva di un miliardo per le casse dello Stato. Ancora più negativi i dati dell’andamento degli ordini: 10 miliardi di fatturato in meno e 2 miliardi di mancato introito di Iva.