Fallito il tavolo delle trattative tra Fiat e sindacati riguardo il piano di rilancio dello stabilimento di Mirafiori.
Fallito il tavolo delle trattative tra Fiat e sindacati riguardo il piano di rilancio dello stabilimento di Mirafiori.
È fallito il tavolo delle trattative tra Fiat e sindacati riguardo il rilancio dello stabilimento di Mirafiori, che avrebbe dovuto prevedere in un nuovo contratto collettivo per i lavoratori dell’impianto, soluzione necessaria al raggiungimento dell’accordo tra tutte le parti in causa.
A quanto si apprende, la rottura tra le parti è giunta a causa delle difficoltà nel trovare un accordo tra l’azienda torinese e i sindacati, con Fismic e Ugl d’accordo e Fiom, Fim e Uil che si sono invece riservate una decisione, ottenendo tuttavia il ritiro di Fiat dal tavolo per riferire all’AD Sergio Marchionne gli ultimi sviluppi. La motivazione è che al momento “non esistono le condizioni per raggiungere un’intesa sul piano di rilancio dello stabilimento”.
Il tutto ruotava attorno alla joint venture tra Fiat e Chrysler che sarà realizzata a Mirafiori e al già citato contratto collettivo che avrebbe dovuto fare riferimento a quello nazionale dei metalmeccanici per quanto riguarda alcuni punti, tra i quali il fondo pensioni Cometa, le retribuzioni, i permessi e le ferie.
“Fim e Uilm si sono assunte una responsabilità gravissima che contraddice il percorso fatto da Pomigliano in avanti”, ha affermato il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, “È una responsabilità che si devono assumere nei confronti dei lavoratori che non hanno più un piano industriale che prometteva investimenti”. Di Maulo aveva in precedenza attaccato la Fiom dicendo: “Prima ci prendono a calci e poi vorrebbero organizzare assemblee unitarie. Ma se non siamo uniti al tavolo, non facciamo insieme neppure le assemblee”.
Aveva invece parlato di disponibilità a discutere Giorgio Airaudo, responsabile auto di Fiom: “Noi siamo disposti a discutere di utilizzo degli impianti, dai 15 turni in su, ma senza mettere a rischio la salute dei lavoratori. Dunque diciamo no – ha proseguito – alla riduzione delle pause e allo spostamento della mensa a fine turno”. Richieste che evidentemente non hanno trovato risposta nella posizione di Fiat.
Resta quindi alta la tensione tra i sindacati e il gruppo torinese, il quale, nella giornata di ieri, aveva fornito un testo non ancora definitivo ma abbastanza completo. Proprio in quel testo sembrava fosse contenuta una clausola secondo cui se i sindacati non avessero rispettato gli impegni presi, l’azienda si sarebbe rivalsa solo sulle organizzazioni sindacali e non, come accade ad esempio a Pomigliano d’Arco, sul singolo lavoratore. Sembrava inoltre accantonata l’ipotesi di effettuare turni da 10 ore.[!BANNER]
Resata adesso da capire chi farà un passo indietro. A questo proposito il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi ha rivolto un appello a tutti i diretti interessati: “Faccio appello alla responsabilità di tutti gli attori del negoziato affinché intelligenza ed esperienza conducano a far prevalere il bene comune. Ciò richiede l’abbandono di ogni pregiudizio e di ogni rigido formalismo da parte di tutti per ricercare ciò che unisce nel nome del lavoro e dell’impresa”.