A Russelsheim ci hanno svelato i segreti delle sinergie messe in atto con il Gruppo PSA e abbiamo scoperto che Opel mantiene un ruolo cardine. Ecco come i tedeschi terranno alta la testa.
Il passato come sempre fa parte di una cronaca già letta, è stato così anche per Opel, quando il suo futuro si è messo nelle mani francesi di PSA. Qualcosa però non tornava, in pochi sapevano o forse in molti non avevano chiaro lo stato della sinergia venutasi a creare. Era ipotizzabile che, orfana di General Motors, Opel avesse bisogno di un’orbita nella quale gravitare con profitto e tutto sommato la battuta di Michael Lohscheller, CEO di Opel, è stata una piacevole conferma: “siamo più vicini a Parigi che a Detroit”.
Così ci siamo recati a Russelsheim, in Germania, dove i vertici di Opel ci hanno svelato i piani per un presente ricco di da fare e un futuro colmo di aspettative: da oggi al 2024, un arco temporale non così tanto esteso, la Casa tedesca dovrà mettere le basi per gli anni che verranno, quindi…tutti al lavoro! Nel Quartier Generale c’è fermento e orgoglio, si guarda all’espansione del Marchio e quindi al profitto, il dictat sembra essere il seguente: “sinergia sì, ma la tradizione non si tocca!”
Nella lunga giornata di visita veniamo a conoscenza del “piano Pace!” dove pareggio di bilancio entro il 2020, crescita dei ricavi e semplificazione sono espressioni ricorrenti, punti cardine di un programma ben pattuito con PSA. Prima di iniziare una serie di incontri, abbiamo avuto la fortuna di parlare con Jean-Philippe Kempf, capo della comunicazione di Opel. Eravamo tra colleghi, a prendere un caffè, si avvicina a noi un cordiale e simpatico signore, spigliato, in giacca, ci chiede cosa ci aspettiamo dalla giornata. La nostra risposta è stata una sola: “capirci un po’ di più” e lui, presentatosi poi come Kempf, si “apre come un fiume in piena” e inizia a darci un’anteprima di tanti aneddoti mai veramente raccontati in quella cronaca che fa parte del passato. E’ ottimista Kempf, si sente a suo agio con i francesi, non lo spaventano le uniche due piattaforme per una serie “innumerevole” di modelli da sviluppare…in fondo, ci spiega che ognuno è libero di sfruttarle e di dimostrare di essere più bravo a differenziarsi dagli altri.
Perciò la “messa in onda” dei modelli che verranno sarà preparata su due piattaforme modulari: la CMP per le auto di “taglio” piccolo e la EMP2 per le vetture compatte e medie. Più nello specifico, abbiamo capito che daranno vita a ventisei modelli che a loro volta saranno mossi da due famiglie di motori (il benzina 1.2 PureTech e il 1.5 Diesel BlueHdi). Altra notizia interessante sarà la nascita della nuova generazione della Corsa, che nel 2019 prenderà vita sulla CMP: l’utilitaria tedesca ha un futuro raggiante davanti a sé, poiché un anno dopo il suo debutto si presenterà anche in veste elettrica. Nel frattempo scopriamo che a Russelsheim non hanno mollato di un colpo quello a cui da sempre sono legati: chiamatele come volete, eccellenze, competenze, però i tedeschi se sono bravi a fare una cosa, poi continuano sulla loro strada. Quindi, siccome ai francesi questo modus vivendi non dispiace affatto, lasciano che Opel continui a concentrarsi sullo sviluppo di fari e sedili; a tal proposito sono famosi i proiettori a matrice di Led (venduti col nome di IntelliLux) e le poltrone certificate dall’ente Agr, specializzato in ergonomia. Non è tutto: Opel si occuperà anche dello sviluppo della tecnologia fuel cell e del motore di 1,6 litri benzina, che sarà il quattro cilindri più importante del Gruppo, adatto per i powertrain ibridi.
Al calar del sole, o meglio della giornata trascorsa a Russelsheim (giornata grigia e piovosa), abbiamo capito che Opel non si pone in secondo piano rispetto a PSA, non ha il carattere quieto, ma oggi piuttosto risplende da un po’ di polvere che nel tempo aveva appesantito i suoi piani. Gli uomini della Opel hanno una nuova voglia di ripensare le automobili come oggetti di qualità e ricchi di affidabilità e sicurezza.