Mentre in Italia il piano Fiat di Marchionne è (da alcuni) osteggiato fortemente, negli Usa i sindacati sono al fianco del manager italiano.
Mentre in Italia il piano Fiat di Marchionne è (da alcuni) osteggiato fortemente, negli Usa i sindacati sono al fianco del manager italiano.
Tensioni? Minacce? Sciopero? “No, thanks” dicono i sindacati americani. Altro continente o altro mondo, gli Stati Uniti, dove il piano Marchionne di rilancio della Chrysler è stato accolto favorevolmente non solo dai media e dai politici, ma anche dalla maggior parte dei lavoratori e dei sindacati. E mentre sui muri di alcune città italiane compaiono scritte minacciose contro il manager italo-canadese, oltre Atlantico c’è un certo mister Bob King, presidente del maggiore sindacato autonomo (Uaw) nel settore automobilistico, che ringrazia pubblicamente Marchionne e plaude il suo programma di investimento.
“I lavoratori che rappresento volevano essere più ascoltati: e il nuovo binomio Fiat-Chrysler lo ha reso possibile” ha detto compiaciuto in occasione di un convegno al salone dell’auto di Detroit. “C’è voglia di lavorare su obiettivi comuni e noto che i rapporti personali fra me e il manager italiano sono improntati al dialogo. Dopo aver visto risorgere il principale plant Chrysler – che era giunto a morte certa – non possiamo che essere alleati di colui che lo ha riportato in vita”. Ora, Bob King, si aspetta che accada lo stesso con lo stabilimento nello stato dell’Indiana, che è pronto a raddoppiare la produzione.[!BANNER]
“I cambiamenti fondamentali nell’economia globale richiedono un cambiamento fondamentale nel sindacato” ha aggiunto. “Ora abbiamo due responsabilità: la prima è di lavorare insieme ai datori di lavoro per la crescita e la competitività dell’azienda; l’altra è quella di chiedere condizioni eque per tutti i lavoratori”.