Fca, il primo giorno di Mike Manley alla guida del Gruppo

Francesco Giorgi
23 Luglio 2018
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Già operativo, il 54enne già numero uno di Jeep è atteso mercoledì all’analisi del primo semestre. Nuovo corso Fca cruciale per il riposizionamento dei brand, ma avverrà nel segno della continuità tracciata da Marchionne.

Il futuro di Fca è già qui. E con molte scadenze in agenda da rispettare, non ultima la garanzia di continuità a quanto portato nel carnet industriale e finanziario negli ultimi anni da Fiat-Chrysler Automobiles; e c’è da considerare il piano operativo 2018-2022 (quello da 45 miliardi di investimenti, 9 dei quali andranno a beneficio di nuove strategie di elettrificazione per il Gruppo) presentato lo scorso 1 giugno da Sergio Marchionne. Del resto, il business ha le proprie leggi: da una parte, l’ormai ex numero uno di Fca, che sta combattendo una personale battaglia nella clinica universitaria di Zurigo  Universitatsspital dove si trova ricoverato dal 26 giugno scorso; dall’altra, la necessità di garantire una perfetta continuità al Gruppo. Ed ecco, a meno di quarantotto ore dall’annuncio di John Elkann in merito all’identità dell’”erede” di Marchionne alla poltrona più importante dell’”asse” Torino-Detroit, l’insediamento. Rapido, subitaneo. Proprio per non concedere neanche un attimo di respiro ai competitor ed ai mercati finanziari.

È Mike Manley, 54enne top manager inglese di Edenbridge, che in una manciata di ore si è trovato proiettato dal ruolo di massima dirigenza Jeep – un compito svolto con il massimo profitto: dati alla mano, le vendite del marchio simbolo dell’offroad made in Usa sono aumentate, sotto la sua guida, da poco più di 300.000 a  ben 1,4 milioni all’anno – ad un compito analogo, seppure ben più centrale e globale nello stesso tempo: diventare, cioè, amministratore delegato dell’intera orbita Fca.

L’insediamento di Manley quale nuovo CEO di Fca è avvenuto nella mattinata di questo torrido lunedì di luglio. Un incarico che il comparto automotive si aspettava – Mike Manley era uno dei “papabili” quali successori di Sergio Marchionne -, tuttavia non subito, quanto nella prossima primavera, ovvero quando il manager in maglioncino avrebbe concluso la propria carriera di CEO Fiat-Chrysler Automobiles. Così sembrava fino allo scorso sabato pomeriggio; invece, il presidente John Elkann ha annunciato che, a causa di un improvviso aggravamento delle condizioni di salute di Marchionne, l’esecutivo Fca ha nominato Mike Manley nuovo amministratore delegato. Così, a tambur battente.

Per il biondo dirigente di oltremanica, l’inizio di settimana è di quelli da ricordare: in agenda, fra oggi e domani, c’è il tavolo del GEC-Group Executive Council, cioè il più importante organismo decisionale e operativo Fca, nel quale – periodicamente – i vertici delle aziende che fanno capo a Fiat-Chrysler tastano il polso al rispettivo stato di salute, sviscerandone tutti gli aspetti. E, mercoledì 25 luglio, ci sarà l’esame del primo semestre 2018, al quale farà seguito la “tradizionale” conference call che vede la presenza dell’amministratore delegato e del responsabile finanziario dell’azienda. Per la prima volta in quattordici anni, ciò avverrà senza Sergio Marchionne, ed è scontato considerare che gli occhi degli analisti di tutto il mondo sono puntati, in queste ore, sull’andamento dei mercati: vedremo come le Borse avranno reagito alla clamorosa uscita di scena di Sergio Marchionne da timoniere di Fca.

Forse, sta proprio qui (seppure non soltanto qui) la motivazione legata alla nomina dell’ex CEO di Jeep quale nuovo successore di Marchionne: la costante e decisa escalation Jeep a livello mondiale, peraltro recentemente ratificata nel piano industriale 2018-2022 con la firma di Marchionne, parla di un consolidamento del “brand” per far fronte alla sicura offensiva dei competitor, con l’ingresso in tre nuovi segmenti (quello dei SUV “small size” attraverso una baby-Jeep grande come Fiat Panda che potrebbe essere prodotta in Italia, dando continuità e nuovi posizionamenti di segmento alle attività industriali Fca nel nostro Paese; quello dei pick-up che negli USA, attraverso Ram, spingono tradizionalmente forte; e quello degli Sport Utility di grandi dimensioni), potrebbe avere rappresentato un importantissimo biglietto da visita per confermare Manley alla guida di Fca.

E c’è di più: proprio dal punto di vista industriale, i cinque anni che attendono la filiera di sviluppo e produzione automotive sono fra i più importanti della sua storia. La costante evoluzione delle tecnologie elettroniche e multimediali, la necessità di riposizionare i “brand” in base ai mercati ed ai segmenti di appartenenza, le normative sempre più stringenti in materia di attenzione all’ambiente impongono scelte radicali da parte di tutti i big player, ed Fca non costituisce alcuna eccezione. Detto dei progetti di consolidamento per Jeep, sul taccuino delle priorità del nuovo esecutivo guidato da Mike Manley ci sono le strategie di elettrificazione, per le quali il Gruppo ha stanziato un monte-investimenti da 9 miliardi da qui al 2022. Niente di “straordinario” in rapporto a quanto messo in cantiere dai Gruppi concorrenti, tuttavia ciò rappresenta una concreta base sulla quale costruire, successivamente, nuove strategie (e, inoltre, va tenuto conto che tale cifra ha potuto essere messa in cantiere anche per via del fatto che i conti Fca ora sono in attivo: e questo è molto importante per la fiducia dei mercati). E poi le garanzie di lavoro ed occupazione agli addetti negli stabilimenti Fca italiani: Fiat sarà sempre meno “generalista”, Fca punterà sul “premium” in chiave sportiva (Alfa Romeo, Ferrari con Louis C. Camilleri quale nuovo AD e John Elkann presidente, Maserati) e, appunto, offroad (Jeep); il cahier di Marchionne illustrato lo scorso 1 giugno indicava la concentrazione, in Italia, proprio dei modelli “premium”, compresa una parte della produzione di Fiat 500. Del resto, il tandem Marchionne-Elkann ha sempre perseguito l’importanza di rendere Fca una holding sempre più “globale”, in un mix di cultura e strategie europea (italiana) e statunitense, con – e di ciò occorre tenere conto – la sponda brasiliana che per Fiat-Chrysler rappresenta un mercato di primissimo piano.

Per tutto questo, in prima analisi, ci sarebbe la spiegazione alla nomina di Mike Manley quale successore “fin da subito” di Sergio Marchionne: un incarico nel nome della continuità. In ultimo, ma non tanto, c’è la questione dei dazi da parte di un Paese come gli USA punto di riferimento per Fca: come pubblicato in queste ore da La Stampa, un domani – qualora la “furia dei dazi” arrivi effettivamente a scombinare le pagine dell’asset mondiale del comparto automotive – potrebbe esserci spazio per chi veda un eventuale matrimonio americano di Jeep e Ram con Ford o General Motors. Dal canto loro, Fiat (con 500), Alfa Romeo e/o Maserati potrebbero fare gola ad un big player tedesco. In ogni caso, Exxor sarebbe sempre presente quale partner finanziario. E, all’orizzonte, potrebbe profilarsi l’interesse di Hyundai: una notizia, che aveva tenuto banco a fine giugno come “indiscrezione” ma che aveva suscitato notevole curiosità, vedeva i vertici del colosso coreano  (il cui Gruppo Hyundai Motor è attualmente al quinto posto fra i maggiori Costruttori a livello mondiale) “in attesa” di un eventuale calo dei titoli Fca a Wall Street per poi lanciare una proposta all’”asse Torino-Detroit”. La voce di corridoio, che era stata pubblicata da Asia News, venne prontamente smentita dagli stessi piani alti di Hyundai; seppure, e questa non è una novità in quanto si tratta di una volontà già resa nota in passato, Sergio Marchionne ha in più occasioni espresso il proprio desiderio di individuare un partner “di peso” con il quale compartire lo sviluppo di nuove lineup produttive.

Siamo, ed è bene ricordarlo, nel campo delle più pure ipotesi: nessuno possiede la sfera di cristallo, ed il futuro non si può scrutare se non dando libero sfogo alle più varie “fantasie”. Per ora, il nuovo corso Fca porta la figura di Mike Manley, e seguirà un sentiero già “disegnato” da Sergio Marchionne.

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