Un mese di silenzio, le frammentarie notizie di questi giorni sul suo stato di salute; alcuni minuti fa, la notizia: il top manager in maglioncino è spirato nella Clinica universitaria di Zurigo dove era ricoverato da circa un mese.
Sergio Marchionne è morto. Il top manager che ha traghettato Fiat in un’orbita internazionale attraverso l’acquisizione di Chrysler, la creazione di FCA-Fiat Chrysler Automobiles e l’inizio di un programma di riposizionamento di segmento per le lineup dell’universo FCA, è spirato nella Clinica universitaria di Zurigo dove si trovava ricoverato dalla fine dello scorso giugno, ufficialmente per un intervento alla spalla destra. Sergio Marchionne aveva appena compiuto 66 anni: era nato a Chieti, figlio di un sottufficiale dei Carabinieri, il 17 giugno 1952.
Il massimo riserbo intorno a quanto stava avvenendo in ospedale, unito alla tradizionale riservatezza svizzera nel rilascio di informazioni, non avevano mai permesso di conoscere con maggiore dettaglio ed in forma ufficiale le motivazioni del suo ricovero, se non “a grandi linee”. Del resto, l’ultima uscita pubblica di Sergio Marchionne, avvenuta lo scorso 26 giugno a Roma in occasione della consegna di Jeep Renegade all’Arma dei Carabinieri, aveva mostrato un CEO (questo è stato il suo incarico, fino a sabato scorso, quando a sorpresa il presidente John Elkann ha annunciato il “passaggio di consegne” al numero uno di Jeep, Mike Manley) piuttosto affaticato.
Più tardi si conosceranno le cause della morte di Sergio Marchionne, sostenuto in questi giorni di ricovero dalla compagna Manuela Battezzato e dai due figli Alessio Giacomo e Johnatan Tyler: soltanto un paio di giorni fa, in una lettera inviata al Corriere della Sera, Franzo Grande Stevens, già legale della famiglia Agnelli, parlandone come del “Migliore amico di una vita insieme a Gianluigi Gabetti”, aveva fatto un esplicito riferimento alla “Incapacità” di Marchionne “Di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette”, ed imputa al vizio del fumo (Marchionne era un accanito tabagista) il fatto che “I suoi polmoni sono stati aggrediti”. Un articolo pubblicato dal sito Web Lettera43, si è dal canto suo, spinto più avanti: “Da tempo il manager soffriva di forti dolori alla spalla che ne rendevano difficili i movimenti del braccio, e assumeva del cortisone nel tentativo di lenirli”. Lo stesso John Elkann, d’altro canto, sarebbe stato all’oscuro: Marchionne gli avrebbe comunicato del proprio ricovero a Zurigo come un check-up di routine. Invece, nel giro di pochi giorni, le sue condizioni di salute sono peggiorate, fino a diventare irreversibili.
Sabato scorso, a sorpresa, il presidente FCA John Elkann aveva annunciato la nomina di Mike Manley, già amministratore delegato di Jeep, quale successore di Marchionne; al timone di Ferrari era stato nominato Louis Camilleri; e, proprio nel pomeriggio di lunedì, è giunta la notizia delle dimissioni di Alfredo Altavilla, uno dei fedelissimi di Sergio Marchionne.