L’annunciato passaggio di consegne Magneti Marelli da FCA a Calsonic Kansei può consentire a Fiat-Chrysler Automobiles di avere a disposizione la liquidità per portare avanti l’articolato piano industriale 2018-2022.
Per un “brand” che, in effetti, si prepara a passare all’estero, l’analisi delle prospettive in termini di mercato potrebbe rivelarsi positiva per il Gruppo che fino ad una manciata di ore fa ne deteneva la proprietà. Ci si riferisce, nello specifico, a Magneti Marelli, l’azienda di Corbetta che nel 2019 celebrerà i cento anni dalla fondazione (avvenuta nel 1919 dietro precisa indicazione degli allora vertici Fiat insieme alla Ercole Marelli) con un epocale “cambio di casacca”: dopo quasi un secolo di identità italiana, Magneti Marelli è ora in procinto di passare in mano alla giapponese CK Calsonic, holding di Calsonic Kansei Corporation.
Ad una prima occhiata, si potrebbe sostanzialmente concordare con quanti abbiano visto, in questa operazione da 6,2 miliardi concordata in seguito ad un agreement con il fondo USA Kkr (Kohlberg Kravis Roberts) che dal 2017 detiene la proprietà dell’azienda giapponese, l’ennesima “eccellenza italiana” che prende la strada dell’estero (soltanto per citare alcuni esempi di grandi realtà industriali cedute ad holding straniere: Pirelli, acquisita dal colosso cinese ChemChina, o Italcementi, entrata a far parte dell’orbita del Gruppo tedesco HeidelbergCement).
La questione, osservata sotto un’altra angolazione, può dirsi più complessa, ed in linea con gli attuali asset industriali automotive relativi agli sviluppi hi-tech più recenti, non ultima – riguardo ad FCA – la necessità di “fare cassa” e poter garantire all’”asse Torino-Detroit” la disponibilità economica per portare avanti l’ambizioso piano industriale 2018-2022 presentato da Sergio Marchionne lo scorso 1 giugno e, nel dettaglio, finalizzato al “lancio” di un crossover compatto, un SUV alto di gamma e due modelli sportivi (GTV ed 8C) per Alfa Romeo; le novità full-hybrid per Jeep Cherokee, Wrangler e Renegade in versione ibrida plug-in e (soltanto per la Cina) Grand Commander in declinazione 100% elettrica, oltre ad un pickup su base Wrangler, due nuovi modelli a sette posti di segmento superiore ed un piccolo SUV su base Renegade; per Fiat, le versioni elettrificate (mild-hybrid e full hybrid) di 500, una “nuova” 500 Giardiniera, relative declinazioni ibride per 500X e 500L; sul fronte Maserati, è atteso il sub-brand Maserati Blue con la 100% elettrica Alfieri e inedite versioni ibrido plug-in per Quattroporte e Levante, a loro volta da impostare su una nuova piattaforma modulare; in primo piano, inoltre, lo sviluppo delle tecnologie di guida autonoma. Analogamente a quanto già affrontato, o in fase di esecuzione, da altri big player del comparto automotive, anche FCA sente l’urgenza di sviluppare nuovi posizionamenti di segmento della propria lineup in un’ottica a medio termine. In sostanza, occorre la disponibilità finanziaria per procedere con il programma strategico-industriale.
Ciò può essere permesso anche attraverso la cessione di Magneti Marelli, che non è così “strana” come ad una prima analisi potrebbe apparire riguardo allo scorporo di un’azienda specializzata in alta tecnologia in un momento come l’attuale in cui la digitalizzazione assume un ruolo sempre più “centrale” nel comparto auto. Come avviene in Germania (Bmw, Daimler AG, VAG-Volkswagen Audi) ed in Francia (PSA Groupe), il mercato offre la possibilità di affidarsi a fornitori-partner esterni, senza l’obbligo di averli “in casa”. Se mai, occorrerà abituarsi a considerare le Case costruttrici non più nel senso “tradizionale” del termine, quanto “intermediari” di assemblaggio fra soluzioni sviluppate dalla filiera di componentistica ed il cliente finale, magari – e ciò può essere visto come un ingrediente di sviluppo delle tecnologie di bordo – intervenendo sulle aziende di fornitura attraverso precise indicazioni di ciò di cui si può avere bisogno.