Ridda di pareri contrari dall’annuncio-shock della tassazione sulle nuove auto da più di 110 g/km di CO2. Nelle prossime ore si attende un incontro fra Di Maio e le rappresentanze di Case, consumatori e sindacati.
Mentre l’Italia continua ad interrogarsi sulle proprie sorti finanziarie per i prossimi mesi – la Legge di Bilancio 2019, non ancora approvata, si prepara soltanto adesso all’esame del Senato -, il fine settimana appena terminato ha assistito ad un importante cambiamento di rotta del Governo sulla ventilata imposta aggiuntiva (oppure del bonus), tramite emendamento, sulle autovetture di nuova immatricolazione in base alle rispettive emissioni di CO2. Un argomento (subito osteggiato da aziende, consumatori, sindacati) secondo il quale l’acquisto di un’auto nuova, a partire dal prossimo gennaio, verrebbe “caricato” con una sovrattassa (a partire da 150 euro e, a scaglioni, fino a 3.000 euro) qualora il veicolo superi i 110 g/km di emissioni di CO2; e, per converso, verrebbe “premiato” con un incentivo che, sempre a fasce di emissioni, andrebbe da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 6.000 euro (qui il nostro approfondimento). Tanto che è stata decisa una subitanea “revisione” dal Governo, che ha rimandato ulteriori modifiche nella discussione al Senato. Bocce ferme, dunque; e staremo a vedere come la questione andrà a finire.
Nel frattempo, dal vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, è arrivato l’annuncio di un incontro – che potrebbe svolgersi domani (martedì 11 dicembre) con i rappresentanti delle aziende del comparto automotive, delle associazioni dei consumatori e dei sindacati. “È nostra intenzione incentivare l’utilizzo dell’auto elettrica, ibrida e a metano, non imporre tasse sulle auto ‘di famiglia’ che servono agli italiani per i propri spostamenti”, ha ribadito il leader M5S ai microfoni di Radio24. L’incontro atteso per le prossime ore consentirebbe all’esecutivo di mettere ancora più a fuoco le necessità della “base” (per dirla in termini politici) e rivedere i contenuti dell’emendamento. Del resto, il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini si è pronunciato per un “No” ad ulteriori eventuali tassazioni sulle auto che “In Italia sono già le più tassate d’Europa. Si possono applicare degli sconti per incentivare auto elettriche e ibride, ma non vada penalizzato chi possieda una vettura a benzina”.
L’immediata impopolarità dell’emendamento alla Legge di Bilancio è dovuta al fatto che, ad una prima analisi, oltre a costituire una nuova (ennesima) tassa su un bene come l’automobile già ipertassato mentre i problemi connessi all’inquinamento rappresentano materia di studio ben più ampia e non soltanto riferita al traffico auto, non andrebbe a reale beneficio del turn-over automobilistico circolante in Italia. Come è stato fatto da molti notare con un semplice calcolo, infatti, prendendo ad esempio Fiat Panda – il modello da tempo più venduto in Italia – è risultato evidente che la versione 1.2 benzina, ovviamente Euro 6, a causa dei 125 g/km di CO2 emessi si troverebbe gravata di una sovrattassa di 300 euro, il doppio di un diesel di media cilindrata – seppure ben maggiore della piccola Fiat – come Bmw 318d, che emette 116 g/km di CO2, verrebbe soggetta ad una imposta inferiore: 150 euro. Mentre una piccola ibrida come Toyota Yaris Hybrid (84 g/km CO2) avrebbe un bonus di 1.500 euro, uno sconto generalmente inferiore a quello applicato di norma dalle stesse Case auto e dalle concessionarie. L’unica fascia di modelli realmente virtuosi sarebbe quella appartenente al comparto auto elettriche: la bestseller Nissan Leaf e la “compatta” della Marque à Losange Renault Zoe risulterebbero privilegiate fra le privilegiate, con un incentivo di 6.000 euro.