La difficile situazione in Libia, partner commerciale dell’Italia, può avere conseguenze sui prezzi. Ma per gli esperti abbiamo barili a sufficienza
La difficile situazione in Libia, partner commerciale dell’Italia, può avere conseguenze sui prezzi. Ma per gli esperti abbiamo barili a sufficienza
La crisi politica e il caos generato dalla rivolta popolare e dalla reazione violenta del governo in Libia hanno spinto verso l’alto il prezzo del petrolio. L’economia dell’Italia paga infatti la sua grande esposizione verso la Libia, che è il maggior fornitore di petrolio del nostro Paese.
Algeria e Libia valgono 3 milioni di barili al giorno, cioè circa il 4 per cento della produzione mondiale: «Hanno prodotto in gennaio rispettivamente 1,56 e 1,26 milioni di barili al giorno” spiega Leo Drollas, capo economista del Centre for global energy studies. Anche nel peggiore scenario possibile, un’interruzione dell’offerta dal Nord Africa, la capacità di riserva dell’Arabia Saudita potrebbe compensare». Il problema diventerebbe più serio se anche l’Arabia Saudita, la banca mondiale del petrolio (20% delle riserve planetarie), dovesse fronteggiare una situazione estremamente grave.
Anche David Fyfe, capo della divisione industria e mercato petrolifero dell’Agenzia internazionale per l’energia (AIE o, in inglese, IEA), in occasione dell’International Petroleum Week a Londra, tranquillizza i consumatori dichiarando che la crisi in Libia non deve spaventare più di tanto, perché i membri dell’Aie hanno scorte per 16 miliardi di barili, pari a 4 milioni di barili giorno per 12 mesi.
Nel 2010 i prezzi sono saliti del 25%, ma più che i picchi record sull’economia pesa il prezzo medio annuale. Spiega il giornalista Maurizio Ricci: «L’anno scorso, il prezzo medio è stato appena inferiore a 80 dollari al barile. Nel 2008 – quando, contro il record di 147 dollari a barile a luglio, ci fu anche il minimo di 39 dollari a dicembre – il prezzo medio annuale fu di 99,67 dollari, appena inferiore ai 100 dollari di oggi. Quel prezzo del petrolio, secondo più di un economista, fu una delle leve decisive della recessione».[!BANNER]
Comunque il trend in salita, che ci ha portato a sfiorare l’1,50 euro/litro nei distributori nazionali anche prima della crisi delle risorse libiche, non sembra avere motivi per rallentare la sua corsa. Con i ritocchi di questi giorni, i prezzi medi della benzina (in modalità servito) oscillano tra l’1,507 euro/litro di Esso e l’1,515 di Tamoil. Nonostante sia improbabile, come dicono gli esperti, al momento non si può escludere che le quotazioni del greggio tornino entro la fine dell’anno ai picchi del 2008.