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Le auto dei ministri... vecchie e straniere

Di Stefano Fossati
Pubblicato il 22 feb 2012
Le auto dei ministri... vecchie e straniere
Dalle dichiarazioni dei redditi si scopre che i membri del Governo non sono molto interessati alle auto... spesso datate e di marca estera.

Dalle dichiarazioni dei redditi si scopre che i membri del Governo non sono molto interessati alle auto… spesso datate e di marca estera.

La prima cosa che viene in mente quando si parla di politica e automobili è l’elevato carico fiscale che grava sugli automobilisti, fatto di IVA, bollo e accise varie sulla benzina, e viene naturale il pensiero alle auto blu utilizzate dai ministri per le loro funzioni, libere di spostarsi senza gravare sulle tasche del politico di turno. Ma cosa succede quando i nostri governanti devono usare la loro auto privata? Saranno anche loro emuli dei calciatori alla guida di supercar oppure preferiscono mantenere la comodità e il comfort a bordo di un’ammiraglia?

Nessuna delle due supposizioni sembra essere esatta. Infatti guardando le dichiarazioni dei redditi dei ministri del governo attuale, si trova un “garage” decisamente sobrio e anche un po’ anzianotto.

Le vetture più imponenti sono la Mercedes ML del sottosegretario del Consiglio dei Ministri Antonio Catricalà, immatricolata nel 2001, e la Jaguar appartenente al viceministro dell’economia Vittorio Grilli, quasi d’epoca in quanto immatricolata nel 1994. Il premier Mario Monti possiede due Lancia: una Dedra del 1995 e una Lancia K del 1998; il ministro della Giustizia Paola Severino (con un reddito di 7 milioni di euro nel 2010) dichiara di possedere una Dahiatsu del 2006, mentre il ministro del Lavoro Elsa Fornero guida una piccola Toyota Aygo. Insomma, un parco auto decisamente in linea con le ristrettezze economiche imposte al paese.

Analizzando i dati, però, si potrebbe muovere un appunto: su 22 automobili appartenenti ai ministri, solo 6 sono italiane e molte, vista l’età, non sono sicuramente molto amichevoli dell’ambiente in quanto ad emissioni inquinanti: non sarebbe il caso di pensare a sostituirle, magari con qualche modello più ecologico e prodotto sul suolo patrio?

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