Auto dell'anno dell'Adac: la votazione era truccata
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L’automobile club tedesco è finito sotto accusa per aver “gonfiato” i numeri relativi ai partecipanti al premio di Auto dell’anno per Motorwelt.
In terra tedesca ha alzato un certo polverone lo scandalo in cui è stata coinvolta l’Adac, l’automobile club teutonico che è anche il più grande d’Europa finito sul [glossario slug=”banco”] degli imputati per l’assegnazione del premio “Auto dell’anno“.
Il riconoscimento è consegnato dalla rivista Motorwelt che proprio l’Adac spedisce ai propri soci e secondo il Sueddeutsche Zeitung, proprio quest’ultima ha truccato i risultati delle votazioni effettuate dai lettori per scegliere il modello più meritevole degli ultimi 12 mesi, una scelta che per questa edizione è caduta sulla Volkswagen Golf.
Ad essere manipolati, a quanto si apprende, non sono stati tanto i risultati delle votazioni, dato che la berlina tedesca è stata effettivamente la vettura preferita dai lettori, ma è stato il numero complessivo dei votanti. Per Adac, infatti, il concorso ha raccolto 34.299 preferenze, mentre in realtà a votare sono stati 3.409 partecipanti, come si è scoperto in un secondo tempo.
Alcune indiscrezioni dicono che i responsabili del premio hanno aggiunto uno “zero” ad ogni voto per gonfiare il numero dei partecipanti e dare così maggiore credibilità e attendibilità all’iniziativa, finendo però per commettere una truffa che pare non sia stata apprezzata dai lettori né dagli stessi costruttori.
Ad aggravare la posizione dell’automobile club tedesco sono state in seguito alcune dichiarazioni dell’amministratore Karl Obermair, il quale, messo alle strette dalla stampa, ha dovuto ammettere che simili “ritocchi” alle statistiche di voto sono stati effettuati anche negli anni passati, a conferma di come il caso-Golf non sia stato l’unico che ha visto l’Adac falsare i dati ufficiali.
Ad assumersi la responsabilità per l’accaduto è stato comunque Michael Ramstetter, il responsabile della comunicazione e direttore di Motorwelt che ha rassegnato le proprie dimissioni. Un gesto dovuto insomma, ma che non sembra essere bastato all’opinione pubblica né al governo tedesco, che adesso chiedono all’Adac di fare chiarezza su quanto accaduto nelle ultime edizioni del concorso.
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