Auto Diesel Euro 5 in Italia, nuove restrizioni e limitazioni
Con oltre tre milioni e settecentomila veicoli diesel Euro 5 ancora in circolazione e ben 209 comuni lombardi coinvolti dalle restrizioni, la rivoluzione verso una mobilità sostenibile sta trasformando il panorama automobilistico italiano. Milano ha dato il via a questa transizione: dal 1° ottobre 2022, l’accesso alle zone Milano Area B e Area C è vietato ai veicoli diesel Euro 5, salvo specifiche deroghe. Questo rappresenta solo l’inizio, poiché dal 2025 le limitazioni si estenderanno a Bergamo, Brescia, Mantova e altre città lombarde con più di 30.000 abitanti.
Auto Diesel Euro 5, restrizioni maggiori
Nonostante il miglioramento tecnologico apportato dai diesel Euro 5, introdotti nel 2009 con filtri antiparticolato e limiti di emissioni più severi, il problema degli ossidi di azoto (NOx) persiste, rendendo necessario un ulteriore passo avanti nelle normative emissioni. Le restrizioni non si fermano alla Lombardia: a Roma si sperimentano le “domeniche ecologiche”, mentre Bologna e Firenze hanno già adottato misure restrittive nei giorni feriali in specifiche aree urbane.
Un altro giro di vite
L’introduzione dello standard Euro 7 nel 2025 segnerà un ulteriore giro di vite sulle emissioni, spingendo verso una maggiore diffusione di veicoli elettrificati. Tuttavia, la transizione presenta ancora sfide significative, come i costi elevati delle nuove tecnologie e l’infrastruttura di ricarica in fase di sviluppo. Nonostante ciò, il cambiamento verso un futuro più sostenibile appare ormai inevitabile e necessario per garantire città più vivibili e rispettose dell’ambiente.
L’obiettivo è quello di rendere le strade meno impattanti dal punto di vista ecologico, riducendo le emissioni locali di CO2, un parametro sotto osservazione da molto tempo. Queste misure saranno decisive, inoltre, per traghettare l’universo delle quattro ruote verso un approccio più green ed ecologico, favorendo la transizione ecologica tanto voluta dall’Unione Europea. Uno spauracchio per molti, ma una certezza per il domani, visti gli obblighi da rispettare entro il 2035. Pe forza di cose, anche l’Italia deve dare il suo contributo.
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