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Auto, l'idrogeno è vicino: sarà la volta buona?

Di Stefano Panzeri
Pubblicato il 22 set 2010
Auto, l'idrogeno è vicino: sarà la volta buona?
Un gruppo di ricercatori italiani ha ideato un catalizzatore che potrebbe rivoluzionare nel settore auto il passaggio all'idrogeno

Un gruppo di ricercatori italiani ha ideato un catalizzatore che potrebbe rivoluzionare nel settore auto il passaggio all’idrogeno

Produrre idrogeno dall’acqua senza un grande dispendio di energia? È il sogno che si sta inseguendo da secoli per ricavare un vettore energetico e a basso costo alternativo ai combustibili fossili. Un sogno che diventa più realistico grazie ad alcuni ricercatori italiani che sono riusciti a replicare il complesso fenomeno chimico che consente di produrre ossigeno e convertire l’anidride carbonica in energia e nutrimento partendo da acqua e Sole.

A compiere la scoperta che potrebbe rivoluzionare il sistema energetico mondiale sono il Professor Maurizio Prato del Centro di Eccellenza per le Nanotecnologie dell’Università di Trieste, la dottoressa Marcella Bonchio della sezione padovana dell’Istituto Itm-Cnr e un gruppo di ricercatori delle Università di Padova, Trieste e Bologna, della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati) e del Sincrotrone di Trieste. L’eterogenea equipe ha sviluppato un catalizzatore sintetico costituito da una superficie di nanotubi di carbonio nel quale sono “ancorati” quattro atomi di rutenio che attivano la reazione in grado di scindere a bassa temperatura la molecola dell’acqua (H2O) in ossigeno e idrogeno.

Una tecnologia in fase sperimentale che richiede ancora numerosi studi per la concreta realizzazione di un generatore d’idrogeno ad alta efficienza alimentato soltanto da acqua e energia solare, ma che segna un passo significativo verso l’era dell’idrogeno. Fino a oggi, infatti, per produrre il vettore si utilizzano prevalentemente processi di trasformazione da combustibili fossili che sono “energivori”, poco efficienti e generano emissioni di gas serra e inquinanti. Un fattore che, per alcuni esperti, renderebbe “inutile” la conversione dell’H2 e, anzi, rischierebbe di peggiorare il bilancio della CO2 del comparto automotive poiché la crescente domanda incentiverebbe l’uso del carbone per ricavare idrogeno a basso costo. Allo stesso modo, la produzione tramite l’elettrolisi dell’acqua con energia proveniente da fonti rinnovabili è ritenuta dai più scettici poco attrattiva poiché sarebbe più efficiente sfruttare la poca elettricità “pulita” (comunque sufficiente per alimentare solo una piccola percentuale del parco auto mondiale) di impianti solari, idrici ed eolici per usi industriali o domestici.[!BANNER]

Con la scoperta degli studiosi italiani, viceversa, si potrebbe avere una grande produzione di idrogeno con costi teoricamente molto contenuti. A livello concettuale, infatti, potrebbero essere sufficienti acqua di mare ed energia solare per attivare il processo di scissione di ossigeno e idrogeno e si potrebbe fare a meno di cari serbatoi per immagazzinare l’H2. In un’ipotesi ancora più futuristica, sarebbe pensabile la progettazione di “motori ad acqua”. Ma per il momento tale possibilità per l’impiego nell’automotive rientra ancora nella sfera della fantascienza.

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