Autovelox: il bilancio dopo 50 anni
La celebre macchinetta “spara-multe” si avvicina ai 50 anni. Ma oggi l’uso che ne viene fatto è coerente con lo spirito originario?
L’Autovelox festeggia il suo primo mezzo secolo di vita. Tanto è infatti il tempo passato da quando, nei primi anni ’60, nei laboratori della società fiorentina Sodi Scientifica compiva i primi passi quella che sarebbe diventata la popolare, ma non troppo, macchinetta “spara-multe”.
L’idea che ha dato il via all’epopea dell’Autovelox nacque da Fiorello Sodi, che si propose di migliorare i sistemi di rilevamento della velocità basati sul radar già in voga all’estero, sperimentando per primo la soluzione costituita da una coppia di sensori puntati in due differenti zone a una distanza prefissata. In questo modo è possibile ricavare la velocità raggiunta da un veicolo, calcolando il tempo necessario a coprire la distanza tra i due sensori.
Il debutto su strada dell’Autovelox risale agli anni boom economico con la prima prova pubblica effettuata al Parco delle Cascine di Firenze, ma bisognerà aspettare fino al 1974 perché il modello 101 entri a far parte della dotazione standard della Polizia Stradale. Nel frattempo l’evoluzione tecnologica ha portato all’introduzione dei raggi laser in luogo dei primi tubi pneumatici che svolgevano il compito di sensori, per giungere così ai sistemi odierni, costituiti da ben tre raggi (il terzo rileva la posizione del veicolo) e in grado di scattare due foto dell’automobile in transito, il tutto in maniera automatica e senza l’intervento degli agenti di polizia.
Cinquant’anni e non sentirli, potremmo dire, rilanciando anzi la propria efficacia e sfruttando le più recenti innovazioni tecnologiche che ne amplificano l’efficienza, con buona pace dei molti automobilisti che non l’hanno mai visto di buon occhio. La storia dell’Autovelox è infatti una delle più “controverse”, non priva di aspetti che esulano dall’originario scopo per cui è stato pensato.[!BANNER]
Presentato come efficace contromisura agli eccessi di velocità sulle strade pubbliche, è ben presto diventato uno strumento ideale per consentire alle amministrazioni locali di “fare cassa” velocemente e in maniera molto semplice.
Non è un mistero infatti che negli ultimi anni il ruolo di prevenzione dell’Autovelox sia passato spesso in secondo piano, lasciano campo libero ad un utilizzo discutibile fatto da comuni e province: troppo spesso queste macchinette vengono piazzati in modalità e posti poco evidenti, nonché associati spesso a limiti troppo bassi per poter essere rispettati in funzione del tipo di strada e tali da far incorrere “fisiologicamente” in fallo la maggior parte degli automobilisti.
Purtroppo negli anni l’Autovelox non è più stato associato alla sicurezza stradale ma ha finito per esasperare il rapporto e la fiducia del cittadino verso le istituzioni, un rapporto ulteriormente minato dai recenti scandali degli Autovelox truccati e dalle discutibili sentenze in materia da parte della Cassazione.
Se vuoi aggiornamenti su Autovelox inserisci la tua email nel box qui sotto: