Il Ministero dell’Economia e delle Finanze puntualizza che l’imponibile sarà doppio (60%) e aumenterà al 100% per le vetture più inquinanti.
Parziale “dietro-front” del Governo relativamente alla “stangata” sulle auto aziendali presente nei giorni scorsi fra le nuove bozze alla Legge di Bilancio 2020. Nel dettaglio, come riporta in queste ore La Repubblica citando fonti del Ministero dell’Economia, la scure fiscale escluderà le vetture aziendali ad alimentazione 100% elettrica e ibrida, mentre al contrario l’imponibile verrà di fatto raddoppiato (dal 30% al 60% in rapporto al valore attribuito al veicolo). Il 100% in più di tasse, verrebbe ora applicato esclusivamente alle vetture considerate più inquinanti, cioè quelle aventi emissioni di CO2 superiori a 160 g/km. L’aumento dell’imponibile conferma, come peraltro espressamente indicato nella prima stesura dei giorni scorsi, l’esclusione per tutti i veicoli commerciali.
La “manovra” avrebbe portato 513 milioni nelle casse dello Stato
Resta da vedere, a questo punto, dove il Governo andrebbe a reperire le risorse inizialmente ipotizzate dalla nuova manovra, adesso “riveduta e corretta”. Il provvedimento sulle auto aziendali, prosegue La Repubblica sulla base di “voci di corridoio” trapelate nel pomeriggio di giovedì scorso (31 ottobre, quando cioè erano state rese note le più recenti novità per le bozze della Legge di Bilancio 2020) avrebbe fatto confluire nelle casse statali 513 milioni di euro.
Aniasa: tassa che colpirebbe 2 milioni di veicoli e lavoratori
Sul provvedimento di tassazione delle auto aziendali, si era sollevata – come riportato nelle scorse ore da un “lancio” Ansa – la voce di Aniasa, l’Associazione di Confindustria che raggruppa le aziende di autonoleggio: per come era stata inizialmente progettata, la manovra avrebbe interessato ben due milioni di autoveicoli (e, dunque, altrettanti lavoratori). Sempre secondo La Repubblica, l’attuale sconto fiscale – se l’auto aziendale fa parte delle voci di retribuzione, le imposte gravano soltanto sul 30% del costo al km del veicolo tenuta conto una percorrenza media di 15.000 km all’anno – nasce dalla constatazione di “Tassare esclusivamente l’utilizzo non collegato alle attività lavorative”. Ovvero: partendo dal presupposto che l’auto aziendale sia a disposizione del dipendente, per svolgere le sue mansioni dal lunedì al venerdì, ad emergere a fini fiscali sarebbe soltanto il weekend”. Se la manovra andava ad eliminare questa agevolazione, ecco che le imposte graverebbero sull’intero valore dell’auto, con la conseguenza che su questa parte di reddito le tasse conoscerebbero un aumento di tre volte superiore.
Facciamo un esempio
Escluso il 100% di aumento relativo alle vetture più inquinanti e non tenendo conto delle auto ibride ed elettriche, La Repubblica fa due esempi concreti: per un dipendente che abbia in uso una Audi A1 1.4 TDI (costo di 0,4082 euro/km), l’imponibile soggetto a tassazione sarebbe, attualmente, di 1.836,9; la nuova norma porterebbe quest’ultimo valore a 3.672; di conseguenza, le imposte relative andrebbero a raddoppiarsi. Ancora: il dipendente che dispone di una Alfa Romeo Giulietta 1.2 da 120 CV assisterebbe all’aumento del “fringe benefit” tassabile da 2.407,32 a 4.414,64 euro.