Dal 1 gennaio sono aumentate le aliquote fiscali a carico delle auto più inquinanti: di fatto, vengono penalizzati i dipendenti che le utilizzano.
Con la nuova manovra 2021 arriva un poco piacevole aumento della tassazione a carico dei “fringe benefit” per i lavoratori dipendenti che hanno a disposizione l’autovettura di proprietà dell’azienda e che possono utilizzare anche al di fuori delle necessità di servizio.
Chi auspicasse che la legge di Bilancio di recentissima approvazione dal Parlamento potesse mettere ordine fra le normative che hanno avuto il risultato di aumentare la quota tassabile per il lavoratore, resta purtroppo deluso. Dal 1 gennaio 2021, si arriva di fatto ad una maggiorazione delle tasse a carico del dipendente cui l’azienda assegna una propria autovettura: la quota viene espressa, in termini percentuali, sul costo chilometrico annuo determinato dalle tabelle ACI in funzione del singolo modello.
In estrema sintesi, con la quota percentuale vengono indicati, con buona approssimazione, il numero di km che ogni assegnatario percorre durante l’anno per uso personale: percorrenze che vanno oltre il “normale” utilizzo per servizio e che quindi vengono tassate.
Cosa era cambiato già nel 2020
La legge di Bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) aveva aggiornato il peso fiscale delle auto aziendali quando non impiegate per motivi di lavoro sulla base di una nuova determinazione funzionale alle emissioni di CO2. In pratica, dal precedente 30% – che riguardava tutte le vetture, a prescindere dal modello – si è passati, con la nuova stesura dell’art. 51, comma 4 lettera A del TUIR-Testo Unico delle Imposte sui Redditi, ad una variabilità di valori che tengono conto del diossido di carbonio emesso dal veicolo. Un provvedimento che andava a beneficio degli automezzi più “virtuosi” dal punto di vista delle emissioni, tuttavia molto discusso da aziende e lavoratori.
- 50%: autovetture aventi valori di emssioni superiori a 191 g/km di CO2
- 40%: autovetture con emissioni di CO2 comprese fra 161 e 190 g/km
- 30%: autovetture con emissioni di CO2 comprese fra 61 e 159 g/km
- 25%: autovetture con emissioni di CO2 fino a 60 g/km.
L’evoluzione 2021
Ad essere state “ritoccate” al rialzo sono le ultime due fasce, cioè quelle con i livelli di inquinamento da diossido di carbonio più elevati: per entrambe l’aumento di peso fiscale ammonta al 10%.
- 60%: vetture con emissioni di CO2 superiori a 191 g/km
- 50%: vetture con emissioni comprese fra 161 e 190 g/km.
I dipendenti che abbiano in uso, come “fringe benefit”, autovetture appartenenti a queste due “classi”, pagheranno dunque il 10% in più di tasse.
Ora ci si basa sul ciclo WLTP
Occorre considerare che, proprio dal 2021, in Italia arriva l’adeguamento dei valori di uso reale del veicolo ai sensi del regolamento UE n. 1.153 del 2017 che introduce la determinazione di consumi ed emissioni secondo il nuovo ciclo WLTP e sostituisce il precedente NEDC. I nuovi valori vengono inseriti nel punto V.7 della carta di circolazione. Questo passaggio, che evidenzia risultati più precisi, potrebbe dal canto suo comportare ulteriori aumenti, nello specifico il passaggio da un’aliquota fiscale più bassa verso una di importo più elevato, il che si tradurrebbe in un aggravio per il lavoratore.