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Bonus benzina 2022: come funziona

Di Tommaso Giacomelli
Pubblicato il 18 lug 2022
Bonus benzina 2022: come funziona
Il bonus benzina di 200 euro è stato approvato e può essere elargito dai datori di lavoro ai suoi dipendenti. Il bonus non fa reddito.

Il bonus benzina è finalmente realtà per gli italiani, che in questo momento devono fronteggiare moltissime difficoltà tra inflazione e il rincaro totale delle materie prime. L’Agenzia delle entrate ha reso note le modalità con le quali si può usufruire di questo strumento per mitigare il caro carburante. La circolare specifica quali siano le istruzioni per i datori di lavoro che vogliono erogare ai propri dipendenti il bonus benzina con un importo massimo di 200 euro. In questo quadro vengono individuati quali sono i datori di lavoro e i lavoratori che hanno diritto al contributo, le modalità di erogazione e le regole da seguire.

Bonus benzina: chi ne ha diritto

I datori di lavoro privati e i lavoratori autonomi che hanno a referto dei dipendenti possono elargire il bonus, dai quali sono escluse le amministrazioni pubbliche. I destinatari, invece, sono i titolari di reddito dipendente, senza limiti di ruolo e di retribuzione; fra questi ci sono anche stagisti, lavoratori a progetto e a tempo parziale e co.co.co. Non sono necessari accordi contrattuali preventivi per l’erogazione; i buoni benzina vanno usati per i rifornimenti di qualunque tipologia di carburante (benzina, gasolio, Gpl e metano) o anche per la ricarica di veicoli elettrici.

Non fa reddito

Un altro aspetto positivo è che il bonus di 200 euro non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente, dunque va conteggiato a parte rispetto ad altri benefit concessi al lavoratore. Si tratta, quindi, di una cifra esentasse concessa per liberalità, che rientra nel quadro del decreto Ucraina bis che aveva introdotto, nel marzo scorso, la prima riduzione delle accise sul prezzo del carburante, divenuto eccessivamente elevato.

Bonus benzina: ulteriori dettagli

Il bonus dà vantaggi fiscali e contributivi anche al datore di lavoro, perché il suo costo è totalmente deducibile ai fini Ires e Irpef e non concorre, come per il dipendente, alla contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro. Il beneficio, invece, non è dovuto e può essere riconosciuto anche a un solo lavoratore. Questo significa che la legge non impone l’assegnazione di liberalità alla totalità dei dipendenti.

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