Breathing Life Into Things: il prototipo Mazda Vision Coupé all’Arco della Pace di Milano
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Mazda ha presentato la Vision Coupé, dopo averla esposta in occasione del Concorso
d’Eleganza di Villa d’Este a Cernobbio, in un evento che si è tenuto ieri pomeriggio a
Milano, presso i Caselli Daziari dell’Arco della Pace. Il leitmotiv dell’evento era il motto “breathing life into things”, che assieme alla nuova filosofia stilistica Mazda nominata Kodo – Soul of Motion verte sul dare un’anima al corpo della vettura, non solo tramite le forme stesse dell’auto, ma anche grazie ai giochi di luce e
ai riflessi che, in particolar modo sulla fiancata, le conferiscono un particolare senso di
dinamismo.
E fin qui sono parole che è quasi difficile non esprimere, coi loro vari sinonimi e le tante
definizioni, nella descrizione di un prototipo i cui designer sono affiancati da altrettanto
capaci e fantasiosi responsabili marketing.
La voglia di ricercare forme esagerate nell’automobile è nata poco dopo l’automobile
stessa, le capacità dei battilastra si sono sempre più affinate, le ricerche di materiali e gli
studi di aerodinamica si sono evoluti e le nuove tecniche di stampa tridimensionale
consentono la realizzazione di ormai qualsiasi forma anche nella produzione in grande
serie.
Questo sempre più spesso si traduce – senza fare nomi – in automobili che presentate
come concept car esaltano, tradotte in vettura per il pubblico qualche anno dopo
stupiscono, per poi, dopo un anno o due su strada, già iniziano a stancare, sapendo di
“già visto” e invecchiando anzitempo a causa di linee eccessivamente cariche, che spesso
gravano su proporzioni già goffe dall’inizio.
Il vintage torna sempre più di moda, non solo perché ricorda tempi passati a chi li ha
vissuti – o rimpiange di non averlo fatto – ma fondamentalmente per la bellezza della sua
essenzialità. Le automobili belle sono quelle che, osservandole e chiudendo poi gli occhi,
uno ricorda anche nei dettagli.
Ed è proprio questa apparente semplicità nelle forme che fa innamorare di sé questo
sinuoso prototipo Mazda, che a tratti pare d’altri tempi, con un cofano lungo e affilato, una
fiancata morbida ma decisa ed un posteriore raccolto, tanto semplice quanto di carattere –
e con quattro vari scarichi tondi, né eccessivi né sproporzionati, che sono degni di
menzione in quest’epoca di terminali di plastica e tubi di scappamento grezzi che si
intravedono poco dopo. Gli interni sono puliti, i materiali sono pelle, legno e alluminio
scavato dal pieno; la strumentazione è analogica, non c’è traccia di schermi destinati a
diventare obsoleti mentre l’auto è ancora in produzione – anche perché non è certo con
uno schermo enorme che si crea stupore nel 2018.
Lo stile intrapreso da Mazda, improntato all’eleganza e alla pulizia delle linee, non fa che
promettere estremamente bene -anche perché immaginarlo su un’auto di serie non è
impossibile, come invece accade in parecchi altri casi.
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