BYD sotto la lente UE, indagine sui sussidi per la fabbrica in Ungheria

La Commissione Europea ha avviato un’indagine preliminare per verificare se BYD, il colosso cinese delle auto elettriche, abbia beneficiato di sussidi UE irregolari per la costruzione del suo primo stabilimento europeo in Ungheria. Questo impianto, previsto per l’autunno 2025, rappresenta un passo cruciale nella strategia di espansione europea dell’azienda. Tuttavia, se l’indagine confermasse violazioni, BYD potrebbe affrontare pesanti sanzioni economiche, tra cui la restituzione degli aiuti ricevuti e una possibile riduzione della capacità produttiva.

Il progetto ungherese

Il progetto dello stabilimento in Ungheria non è isolato. BYD ha già annunciato un secondo impianto in Turchia per il 2026, puntando a una capacità produttiva complessiva di mezzo milione di veicoli. Si discute anche di un possibile terzo stabilimento in Germania, benché i rappresentanti dell’azienda abbiano definito questa opzione “non logica” al momento.

Questa indagine si colloca in un contesto di crescenti tensioni commerciali tra Europa e Cina. La rapida espansione delle aziende cinesi nel mercato europeo delle auto elettriche preoccupa Bruxelles, che cerca di bilanciare la protezione dei produttori locali con l’attrazione di investimenti esteri.

L’espansione europea

In Germania, BYD potrebbe competere direttamente con la Gigafactory di Tesla, in un mercato già altamente competitivo. Paradossalmente, proprio la Germania ha sostenuto i dazi contro i veicoli elettrici cinesi, una posizione che potrebbe influenzare le future scelte strategiche dell’azienda cinese. L’esito dell’indagine potrebbe avere un impatto significativo sulle relazioni commerciali tra Europa e Cina, stabilendo un precedente importante per il futuro della mobilità elettrica.