Con la nuova Fiat, ci guadagna l'indotto
L’aumento (promesso) del numero di auto prodotte in Italia da Fiat porterà benefici su tutto l’indotto
Raramente in Italia una grande azienda ha accontentato tutti. Eppure Sergio Marchionne e la Fiat pare ci siano riusciti: dopo il piano di ristrutturazione sono arrivate approvazioni da parte del governo, dell’opposizione, della Casa Bianca e di molti operai del Lingotto, anche se resta sospeso il futuro di Termini Imerese. A fregarsi le mani sono anche gli imprenditori fornitori di Fiat, che hanno accolto favorevolmente l’innalzamento del numero di auto prodotte in Italia, che arriverà a quota 1,4 milioni più 270.000 a Mirafiori. Basti pensare che la “linea di galleggiamento” per la sopravvivenza dell’indotto era di 1 milione di auto in Italia e 170.000 all’ombra della Mole.
“Si tratta di un piano di grande sviluppo – ha commentato il presidente degli industriali Gianfranco Carbonato – dove Torino continuerà non solo a recitare un ruolo di primo piano, ma vedrà addirittura rafforzata la sua posizione. Qui rimane il cuore di un gruppo mondiale che si prefigge di produrre 6 milioni di auto”.[!BANNER]
Soddisfazione anche da parte del presidente dell’Amma, l’associazione aziende meccaniche e di Alberto Dal Poz, titolare della Cometec, azienda meccanica di precisione con 70 addetti che dice che “anche noi fornitori dovremo fare il salto di qualità uniformandoci ai nuovi canoni Fiat, che sono sempre più elevati”. Concorda con lui Mauro Ferrari, amministratore della Webasto di Venaria, leader mondiale negli impianti di riscaldamento e condizionamento, che ha puntato il dito contro la competitività, che nelle aziende italiane è ancora troppo bassa. Guarda in avanti anche la Adler, produttrice di sedili.
Se lo scorporo del settore auto ha fatto storcere il naso ai sindacati, per gli industriali è un fattore positivo dato che consentirà a Fiat di trovare più facilmente le risorse finanziarie necessarie per fare l’integrazione con la Chrysler.
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