Il costruttore giapponese festeggia vent’anni e attacca l’Europa con una concept da capogiro: quasi 600 cavalli e motorizzazione ibrida
Il costruttore giapponese festeggia vent’anni e attacca l’Europa con una concept da capogiro: quasi 600 cavalli e motorizzazione ibrida
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Il 1989 ha rappresentato per i costruttori giapponesi un importante punto di svolta. Quell’anno infatti Lexus, Infiniti e Acura (rispettivamente Toyota, Nissan e Honda) sbarcarono negli Stati Uniti, proponendo vetture di lusso ad altissimo contenuto tecnologico.
Nonostante una campagna di lancio non certo entusiasmante, l’Infiniti Q45 si impose subito come leader tecnologico: motore V8 4,5 litri più potente della categoria, differenziale autobloccante, sospensioni attive, quattro ruote sterzanti e un’accelerazione nello 0-100 km/h di 6,7 secondi, quando le concorrenti difficilmente scendevano sotto i 10.
Il successo non tardò ad arrivare, anche in virtù di un prezzo d’acquisto leggermente più contenuto rispetto alle controparti transoceaniche, punto di riferimento per molti acquirenti americani.
Da allora i marchi giapponesi hanno proseguito la loro ascesa, minacciando costantemente le vetture di produzione europea, al punto da indurre Lexus a tentare l’assalto “nella tana del lupo”, circa dieci anni più tardi, con la LS400.
Ci sono voluti vent’anni per convincere anche Infiniti a sbarcare nel Vecchio Continente, forse a causa dell’altalenante andamento della concorrente Lexus. Con una line-up di tre modelli (G37, EX37 e FX) la gamma offre una berlina di lusso, disponibile anche con carrozzeria coupé o convertibile, e due SUV di cui uno con linee affusolate che ricordano quelle di una sportiva, ma pur sempre dal look “americano”.
Si tratta di un ingresso nei piani alti del mercato, spalla a spalla con gli stessi “mostri sacri” a cui Infiniti ha negli anni rosicchiato quote sul mercato statunitense. Tutto questo non basta: per entrare nel cuore degli appassionati europei serve una vera GT, capace di destreggiarsi indifferentemente tra cordoli e aperitivi griffati.
Gran Turismo ma senza sprechi
La risposta arriva vent’anni dopo la nascita, e si chiama Infiniti Essence. Il nome non è stato scelto a caso: all’industria giapponese non manca davvero nulla per costruire vetture sportive di rango, specialmente sul piano tecnologico dove la perfezione è spesso sottintesa.
Un nome che riassume la perfezione su strada, secondo Infiniti: linea affusolata, aerodinamica, trazione posteriore, design unico, contenuti tecnologici all’avanguardia e soprattutto motorizzazione ibrida.
Un ibrido che evolve radicalmente il concetto di GT: prestazioni solo quando servono, senza sprechi e inquinamento se invece si sta passeggiando nel traffico cittadino. Ma anche un ibrido che sappia regalare emozioni quando serve, concentrando nella sofisticata trazione posteriore le due motorizzazioni come se fosse una: l’incredibile coppia dell’elettrico (da solo eroga ben 500 Nm) affiancata alla potenza di un V6 3.700 biturbo che con i suoi 430 cavalli già da solo non sfigurerebbe sotto al cofano della Essence.
Infiniti propone una GT umana e trattabile, giovando di tutti quei vantaggi che l’elettrico sa offrire nei regimi transitori, ovvero diagramma di coppia piatto, modulabilità della potenza e facile controllo della trazione, dovendo intervenire su masse in movimento molto più ridotte rispetto a un motore tradizionale. Un approccio che forse può far storcere il naso ai puristi, ma non va dimenticato che la Essence nasce per viaggiare su strada, a differenza di molte GT che riescono a dare il meglio solo in pista, conducendo invece una vita tra semafori e palazzi che ne restringe al minimo le loro possibilità.
La sfida del design
Il design è un avvertimento ai grandi nomi europei, messi sotto scacco dove da sempre dettano legge. Merito di un frontale aggressivo e dinamico, privo di paraurti, dominato da una generosa calandra incuneata tra due muscolosi passaruota, nei quali vengono ospitati gruppi ottici cuneiformi.
Le fiancate accentuano questa linea bassa e affusolata, con finestrini molto rastremati e la curiosa linea di cintura in rilievo a dividere la carrozzeria dalle superfici trasparenti. La sporgenza dei passaruota ha permesso ai designer di optare per sportelli quasi invisibili, privi di sporcature, al punto da far sembrare ogni fotografia un semplice rendering.
Il posteriore, alto e affusolato, riprende la scelta stilistica del frontale, eliminando ogni parvenza di paraurti per accentuare maggiormente le scalfature in corrispondenza di scarichi e sfoghi del fondo piatto, importantissimo per una carrozzeria che non fa uso di alettoni o imponenti appendici aerodinamiche. La forma del tetto è un segno distintivo della Essence: due muscolosi montanti partono dal cofano e vanno a congiungersi con il portellone, incorniciando un’unica superficie vetrata che dalla plancia conclude le sue funzioni poco prima di un piccolo alettone, appena abbozzato, sistemato tra due affilatissimi gruppi ottici posteriori.
Gli interni rappresentano l’essenza della cultura giapponese: minimalisti, ergonomici e focalizzati allo scopo, ovvero avvolgere il conducente e metterlo nelle migliori condizioni per esprimersi al volante. La plancia domina totalmente la scena, al punto che il tunnel centrale ne diventa un semplice prolungamento. Orientata verso il conducente, suddivide l’abitacolo in due aree distinte, accentuando quell’individuale soddisfacimento che la Essence promette a chi la guida.
Il quadro strumenti sembra uscire da un atelier di moderni orologiai, abbinando rifinitissimi strumenti analogici a un quadrante totalmente digitale, in grado di offrire decine d’informazioni al semplice colpo d’occhio. I materiali utilizzati nei rivestimenti non sono da meno: pregiati inserti in radica si alternano a pelle e alcantara, mentre il diverso colore dei sedili rappresenta come, nella cultura giapponese, uomo e donna vestano differentemente il proprio kimono.
Il bagagliaio offre un tocco da vera concept, con un set di valigie firmate Louis Vuitton che viene automaticamente proteso verso il proprietario non appena si apre il portellone.
La sicurezza guarda lontano nel futuro, proponendo tutti gli ultimi ritrovati tecnologici per evitare una collisione. Una serie di sensori radar controlla costantemente il traffico che circonda la Essence, intervenendo se il guidatore in caso di emergenza non corre ai ripari. Il DCA misura la distanza dalla vettura che precede, mentre il sistema LDP controlla che il conducente non stia abbandonando involontariamente la carreggiata, a causa per esempio di un colpo di sonno. I sistemi SCP e BCP entrano in funzione se l’urto diventa inevitabile, frenando individualmente ciascuna delle quattro ruote per ridurre, quanto possibile, i danni dell’impatto.
L’Infiniti Essence è stata svelata al Salone di Ginevra con il duplice scopo di celebrare i vent’anni dalla fondazione del Marchio, nato da una costola di Nissan, e lanciare ufficialmente l’offensiva al mercato europeo, colpendolo proprio dove si pensava fosse invincibile.