Il reparto Heritage di Gaydon si prepara a dare il via ad un programma di riconversione dei propri modelli d’epoca, donando loro un powertrain a zero emissioni. Il primo risultato su una DB6 MkII Spyder del 1970.
La “corsa all’elettrificazione” è non soltanto una questione legata ai nuovi modelli via via in fase di sviluppo: anche i modelli-icona della storia dell’auto possono essere riconvertiti alla tecnologia “zero emission”. Un esempio (l’ultimo, in ordine di tempo) riguarda Aston Martin: il nobilissimo marchio di Gaydon, dek resto, annovera già nel proprio expertise tecnologico lo sviluppo di soluzioni 100% elettriche (RapidE, e il progetto per la futura lineup Lagonda); adesso, tocca al reparto Aston Martin Works Heritage il compito di rivolgersi all’elettrificazione.
Il primo risultato di questo programma che abbraccia idealmente la storia del marchio con le possibilità future della mobilità viene reso noto in queste ore: si tratta di un esemplare, in configurazione Spyder, di Aston Martin DB6 MkII del 1970 (vettura sviluppata a Newport Pagnell nel 1965 in sostituzione del modello DB5 – “quello” di James Bond – e rimasta in produzione fino al 1971) nel cui vano motore, al posto del tradizionalissimo “Straight Six” (progettato da Tadek Marek) 4 litri a doppio albero a camme, alimentato da tre carburatori, che in versione “standard” eroga 286 CV a 5.500 giri/min ed in declinazione Vantage sprigiona circa 330 CV, è stato installato un motore elettrico, le cui proporzioni sono – riferisce una nota tecnica diffusa dai “piani alti” di Gaydon – esattamente identiche a quelle dell’unità motrice originaria: questo, per mantenere inalterati gli ingombri e, dunque, le sedi dei supporti di motore e cambio.
Aston Martin Heritage EV Concept, questo il nome conferito al prototipo “zero emission”, mantiene del resto inalterata la propria immagine esteriore: se si esclude il “sound” pressoché assente rispetto al discreto rombo del 6 cilindri in linea di origine, è praticamente impossibile distinguere, ad una prima occhiata, questa configurazione elettrica dal modello storico. Soltanto… in fase di rifornimento è infatti possibile accorgersi della differenza: anziché di benzina, Aston Martin Heritage EV Concept fa il “pieno” di energia elettrica, attraverso una “presa” collocata nella parte sinistra della “coda”.
La riconversione in elettrico di Aston Martin DB6 MkII, primo risultato di un programma atteso al via nel 2019, rappresenta, come indica Andy Palmer, presidente ed amministratore delegato di Aston Martin Lagonda, “La consapevolezza sulle pressioni ambientali e sociali che minacciano di limitare l’uso di auto classiche negli anni a venire. L’attenzione alle nuove forme di alimentazione non riguarda soltanto i modelli di nuovo progetto e quelli futuri, ma anche il nostro patrimonio, da proteggere e salvaguardare”.
La riconversione di vetture storiche in elettrico ha avuto un notevole clamore mediatico, nei mesi scorsi, quando tutto il mondo si accorse del “silenzio” (inteso come assenza di motore “tradizionale” termico, in quel caso sostituito da un modernissimo powertrain elettrico) che aveva accompagnato l’incedere della Jaguar E-Type “co-protagonista” del matrimonio fra il Principe Harry e Meghan Markle, celebrato lo scorso maggio: in seguito, i vertici di Jaguar Classic decisero di allestire un progetto di retrofit (qui un nostro approfondimento) per la leggendaria coupé e roadster di Coventry.