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Crollo d'immagine per il ritorno di un campione

Di Fabrizio Brunetti
Pubblicato il 31 gen 2010
Crollo d'immagine per il ritorno di un campione
Quando sembrava che arrivasse in soccorso della "sua" Ferrari erano tutti felici della sua rentrée, oggi è criticato persino dai suoi connazionali

Quando sembrava che arrivasse in soccorso della “sua” Ferrari erano tutti felici della sua rentrée, oggi è criticato persino dai suoi connazionali

A un’età in cui gli altri ex in genere scrivono memorie, partecipano ad eventi commemorativi o al massimo fanno i commentatori televisivi, il grande Michael torna in F1, prima, anzi primissima guida di un team tutto tedesco che per la prima volta dopo 55 anni si chiama Mercedes.

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E’ una sfida da par suo audace, senza precedenti di successo, ma pochi credono che dopo due stagioni di stop in F1 anche uno Schumi possa tornare vincente.

E poi c’è un fatto nuovo. L’estate scorsa, quando sembrava prossimo ad accorrere in soccorso della “sua” Ferrari e riprendere la guida della Rossa, temporaneamente orfana di Massa, tutti – appassionati, giornalisti, piloti, addetti ai lavori, opinionisti – avevano un atteggiamento rispettoso, positivo, quasi affettuoso nei confronti della nobile decisione del grande campione che con generosità e per passione sarebbe tornato a dare una mano alla Ferrari, al suo amico Luca Montezemolo, all’allievo Felipe, protagonista innocente di un drammatico incidente, alla sua famiglia motoristica.[!BANNER]

Schumi non è mai stato molto simpatico, ma in quella circostanza tutti erano ben disposti nei suoi confronti, disposti a credere che con la sua classe, la sua straordinaria sensibilità nella messa a punto, il metodo, la concentrazione, la visione tattica, il grande Michael sarebbe stato in grado di essere di nuovo protagonista. E’ andata come sappiamo (o non sappiamo?), l’emozione si è spenta e Michael è tornato alla sua vita di pensionato di lusso, in giro per garette ed esibizioni.

Ma la svolta dell’ultimo periodo è diversa: tutti, anche i connazionali, hanno letto il suo ritorno in chiave meno romantica e molto più cinica. Il peso di un ingaggio favoloso, il tradimento della “famiglia” Ferrari a cui sembrava aver giurato eterna fedeltà, l’immagine arrogante del team “tutto tedesco” hanno guastato la percezione di questo clamoroso ritorno.

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