Una rapida fuga in Germania per visitare nel tempo di un week-end i rinnovati musei Porsche e Mercedes
Una rapida fuga in Germania per visitare nel tempo di un week-end i rinnovati musei Porsche e Mercedes
Appuntamento davanti al Mercedes-Benz Center di Milano. Sono le 10.30 di un mattino primaverile, insieme a nove compagni di viaggio ognuno a bordo di una SLK attendiamo impazienti l’arrivo di una roadster 55 AMG che nelle sapienti mani di un collaudatore della stella a tre punte guiderà il gruppo fino al museo della Casa a Stoccarda, prima meta di un “tour de force” di autentica passione.
Il tempo di un “ritardo accademico” e alle 10.50 siamo già sull’Autostrada dei Laghi in direzione Chiasso. Con l’aiuto del cruise control la nostra carovana viaggia in perfetta sincronia sul filo dei 130 Km/h e a questa andatura la sensazione di sicurezza offerta dall’auto induce quasi al rilassamento…
Se è già difficile rispettare i limiti di velocità sulle strade italiane, diventa ancora più duro varcata la frontiera svizzera dove la soglia in autostrada è di 120 km/h e dove i margini di tolleranza delle forze di polizia sono sciuramente inferiori.
Dopo 150 km sul suolo italiano ed ulteriori 300 su quello elvetico, alle 15.30 arriviamo al confine con la Germania. Dopo una breve sosta ristoratrice il gruppo riprende la marcia con le auto che finalmente gioiscono sotto il piede destro dei rivitalizzati proprietari, che possono “filar via” senza l’incubo di Autovelox e agguati della Polstrada…
Sul filo dei 200 km/h seguiamo, opportunamente distanziati, la fida AMG che ci apre il passaggio. In meno di un’ora – nel totale rispetto dei limiti ove previsti – raggiungiamo Stoccarda. Dopo una tradizionale cena tedesca, ci lasciamo cadere tra le braccia Morfeo.
La mattina dopo attribuiamo la visione di uno schieramento di Porsche di fronte al Museo Mercedes ai postumi digestivi notturni… Si tratta invece di un gruppo di appassionati italiani mosso dalla nostra stessa passione…
Veniamo subito rapiti dalla struttura del museo, imponente e avveniristica come il ponte di comando di una nave stellare; entriamo pagando solamente 8 euro (compresa un’efficientissima audio-guida in 5 lingue): non molto in assoluto e un’inezia in rapporto a ciò che ci attende.
Se la struttura a tre piani sovrasta dall’esterno il visitatore, all’interno è “semplicemente” grandiosa e non potrebbe essere altrimenti considerati gli oltre 120 anni di storia dell’automobile che vi sono raccontati: dalle prime auto di Karl Benz e Gottlieb Daimler fino ai giorni nostri. Un capitolo importante è dedicato alle competizioni dalla “Blitzen-Benz” (record mondiale di velocità – ben 228 km/h – nel 1911 a Daytona Beach) alle indimenticate monoposto da Gran Premio per arrivare alle più note 300 SLR e alle recenti protagoniste del DTM. Non mancano i prodotti industriali qui rappresentati da una folta schiera di veicoli da lavoro e dagli affascinanti, per dimensioni e tecnologia, motori aeronautici ed una area dedicata alla sicurezza, alla quale è dedicato un focus su studi e realizzazioni specifiche.[!BANNER]
A sorpresa alla fine della visita veniamo omaggiati di un collarino griffato Mercedes Museum: una dimostrazione di attenzione nei confronti dei visitatori che non è sempre facile trovare.
Il navigatore satellitare si rivela prezioso per percorrere a tempo di record i pochissimi chilometri che separano Stoccarda da Zuffenhausen. L’impatto con la realtà museale Porsche è completamente diverso: a 120 anni di storia se ne contrappongono molti meno, ad un gruppo industriale con interessi non solo automobilistici fa da contraltare un costruttore iperspecializzato nei settori di nicchia; ad un edificio di dimensioni imponenti Porsche risponde con un museo dall’architettura ancora più avveniristica di quella Mercedes.
L’esposizione dedicata ai “cavallini” tedeschi è improntata alle competizioni. Da appassionati di tecnica e di sport usciamo veramente appagati dalla visita guidata che ci ha permesso da una parte di ammirare tutta la produzione di serie, dall’altra di vedere gli stessi modelli declinati per le corse.
Dalle sport biposto Typ 550 si passa alle 904, 908, 910 per arrivare alle imponenti 917 e derivate. E non sono state tralasciate nemmeno la breve parentesi in Formula 1, stigmatizzata dall’ipertecnico (per i tempi) e sfortunato esperimento Cisitalia del dopoguerra, dalla non esaltante parentesi della 804 del 1962 e dai motori sovralimentati forniti nei primi anni ’80 alla McLaren.