Il liquido di raffreddamento del motore è una cartina al tornasole per conoscere le condizioni di funzionamento del “cuore” della nostra auto. Ecco come si compone, i differenti colori e quando è bene procedere alla sua sostituzione.
Benzina, diesel; ma anche GPL, metano; e, tanto per entrare nel sempre più variegato mondo dell’attualità dell’automotive engineering, ibride e ibride plug-in. Si “salvano” soltanto le auto 100% elettriche; per tutte le altre tipologie di alimentazione, è necessario provvedere al corretto raffreddamento del motore. Per dire: evolvono le tecnologie di propulsione, ma il liquido di raffreddamento va sempre tenuto sotto controllo. E, a intervalli regolari (ed è meglio farlo, anche se non è un’operazione da molti considerata della “massima importanza”) sostituito in base alle specifiche del proprio motore.
Questo, in quanto che sia benzina o a gasolio, a GPL o a gas naturale, il sistema propulsore di qualsiasi veicolo sviluppa calore, che va conservato entro determinati limiti per consentire alle parti meccaniche l’ottimale funzionamento e all’olio la lubrificazione migliore: pena, il rapido deterioramento del motore. E conti salatissimi in officina. Basta poco per tutelarsi: ad esempio, scegliendo l’antigelo più indicato al proprio veicolo, che – se utilizzato del tipo prescritto dalla Casa costruttrice: è sufficiente leggere l’indicazione contenuta nel libretto di uso e manutenzione per individuare il tipo esatto – consente al gruppo propulsore il migliore funzionamento entro determinati equilibri di temperatura.
Il liquido di raffreddamento è, dunque, l’unico “rimedio anti-febbre” (ma anche “anti… raffreddore”) per il motore. E, nella imminente stagione invernale, gli permette di raggiungere le corrette temperature di esercizio in tempi ottimali: ovvero, né troppo rapidi, né troppo lunghi. Inoltre, sempre a proposito della guida in inverno, esso deve congelare a temperature basse (per converso: va in ebollizione a temperature molto elevate). In poche parole: l’”antigelo” deve essere in grado di abbassare la soglia di ebollizione dell’acqua, deve essere solubile e mantenersi stabile anche dopo molteplici cicli di raffreddamento.
È importante, per questo, provvedere ad un periodico controllo delle sue condizioni. Posto che, in ogni caso, se il suo livello è al di sotto del “minimo” indicato (facilmente osservabile nella vaschetta semi-trasparente posta nel vano motore, e che dispone di due “tacche” MIN e MAX) occorre sempre provvedere al rabbocco – e, come vedremo, dello stesso colore di quello precedente, o in ogni caso del colore prescritto dalla Casa costruttrice, perché esso varia a seconda del tipo e dei materiali di costruzione del motore stesso -, l’operazione va sempre fatta a motore freddo e con l’auto posizionata in piano. Ciò vale anche per la sostituzione.
La differente colorazione del liquido deriva dall’impiego di specifici additivi – ciascuno dei quali porta in dote caratteristiche “personali” – aggiunti dal produttore alla soluzione-base (il liquido antigelo contiene per lo più glicole etilenico) per consentire al liquido di raffreddamento le condizioni di lavoro ottimali. Qualora il liquido di raffreddamento non sia più in grado di offrire le giuste caratteristiche chimico-fisiche di origine, il rischio per il motore può alla lunga consistere in un lavoro a più elevate temperature: ne possono derivare malfunzionamenti anche di una certa entità per il motore stesso nonché per l’impianto di raffreddamento.
Il liquido di raffreddamento, si diceva, è un composto fra glicole etilenico (o propilenico, meno tossico) e additivi inibitori, la cui funzione aiuta a scongiurare rischi di corrosione, cavitazione (ovvero il formarsi di bolle di vapore nelle zone del motore non raffreddate), la formazione di ruggine e la corretta lubrificazione di termostato e pompa dell’acqua. Sono proprio gli additivi le sostanze più “delicate” del composto: svolgono il lavoro più duro, e sono loro a determinare la durata del liquido di raffreddamento. Per questo, ogni miscela viene colorata in base alla formulazione.
I colori servono ad aiutare l’individuazione di eventuali perdite nei condotti e sul blocco, ma anche ad operare una distinzione sostanziale fra i vari tipi di liquido, e che è consigliabile non vengano mescolati fra loro. Di norma, le varianti cromatiche dei liquidi di raffreddamento vanno dal verde-blu (additivi ai sali di fosfato, nitriti, silice e boro), quelli più “vecchi”, al giallo-porpora (questi ultimi impiegano composti HOAT, ovvero “Hybrid Organic Acid Technology”), che sono quelli un po’ più recenti, al rosso-arancio (con inibitori organici OAT – Organic Acid Technology), appartenenti ad una tecnologia leggermente più “datata”.
I riferimenti sopra accennati sulla consultazione del libretto di uso e manutenzione, per conoscere il tipo del liquido refrigerante impiegato a seconda del modello di veicolo, non vadano interpretati come uno sbrigativo modo di “evadere la questione”: a meno che il liquido nella vaschetta non evidenzi una colorazione tendente al marrone (segno di ruggine nel motore: in questo caso è essenziale procedere quanto prima alla sostituzione del liquido), in genere le proprietà del liquido si mantengono efficaci per diverso tempo: quattro – sei anni. Per sostituire il liquido, meglio affidarsi all’officina. Il rabbocco deve tenere conto del fatto che è consigliabile non mescolare tipi differenti di liquido refrigerante: non più dell’85%-90% di un tipo e 10-15% dell’altro.