Uno studio portato avanti società di ricerche NE Nomisma Energia evidenzia i presunti errori fatti dal Governo con gli ecoincentivi.
La mobilità sostenibile è una strada da percorrere senza sé e senza, ma allo stesso temo i dubbi sulla tecnologia elettrica e sui suoi reali benefici non mancano, come dimostra uno studio portato avanti dalla società di ricerche NE Nomisma Energia intitolato “Scenari energetici, sostenibilità e automobili”.
Questa ricerca ha anche tenuto conto dei risultati ottenuti dagli ecobonus introdotti nel 2018, proposti per aiutare la diffusione delle auto elettriche, ma che a conti fatti non hanno prodotto i risultati sperati. Il risultato dell’analisi mette in evidenza come nel settore della mobilità elettrica siano stati fatti i medesimi errori con gli incentivi dedicati al fotovoltaico.
Parliamo di un impiego ingente di denaro pubblico di cui ha beneficiato principalmente il settore industriale straniero, in particolare quello cinese, inoltre i benefici ambientali ottenuti sono stati purtroppo poco impattanti. Non bisogna inoltre tralasciare il fatto che il Governo sta studiando di eliminare gli sgravi fiscali su combustibili fossili, come il gasolio che attualmente gode di minori accise rispetto alla benzina. Purtroppo evidentemente si sta sottovalutando il gettito fiscale ottenuto – pari a 40 miliardi di euro l’anno – che verrebbe intaccato da una decisione del genere, senza dimenticare che a causa della pandemia, quest’anno si sono persi ben 8 miliardi (-20%).
Incentivi per tutti
Infine non si può non notare che gli incentivi che sono stati proposti fino allo scorso agosto, non riguardavano utilitarie a benzina molto diffuse ed economiche, come la Fiat Panda, costringendo molti italiani a circolare con le loro vecchie auto o a puntare sull’usato. Al contrario questi incentivi hanno spinto verso l’alto la vendita di auto elettriche e ibride plug-in, di solito molto costose e quindi dedicate a persone con un conto in banca decisamente più sostanzioso. Nonostante il balzo di agosto che ha visto triplicare la vendita delle auto elettriche, la loro quota di mercato è ancora ferma al 2%, ovvero un dato decisamente marginale.
Il problema non sono i motori termici
Secondo la ricerca, lo stato non solo toglie soldi alla collettività per darli a persone con buona disponibilità finanziare, ma i risultati ottenuti in termini di inquinamento ambientale non risultano nemmeno soddisfacenti. Secondo i dati diffusi dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’aumento delle auto elettriche non è conciso con una sensibile diminuzione delle polveri sottili (PM10). Questa situazione è stata ulteriormente evidenziata dal fatto che quando il traffico in pianura padana (la zona più inquinata d’Italia) il traffico veicoli è crollato nel mese di marzo dell’81% a causa del Lockdown, le polveri sottili sono calate solo del 19%.
La NE Nomisma Energia fa inoltre notare che il problema dell’inquinamento prodotto dalle auto è da imputare al fatto che in Italia abbiamo il parco auto più vecchio d’Europa, per questo motivo è convinta che se si eliminassero le auto più inquinanti, sostituite anche da vettura diesel o benzina euro6, l’inquinamento prodotto dai veicoli diminuirebbe in maniera sostanziale. Questo perché le emissioni dirette di particolato del settore dei trasporti sono solo l’11% del totale: i propulsori inquinano per il 3% del totale, mentre il resto deriva dall’usura di freni, pneumatici e sollevamento delle polveri.