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Estate europea dell'auto: è iniziata la ripresa, ma non per tutti

Di Fabrizio Brunetti
Pubblicato il 22 lug 2014
Estate europea dell'auto: è iniziata la ripresa, ma non per tutti
Giugno conferma i segnali positivi di maggio, dopo tre anni ininterrotti di recessione il mercato europeo dà segni di ripresa.

Giugno conferma i segnali positivi di maggio, dopo tre anni ininterrotti di recessione il mercato europeo dà segni di ripresa.

Per il secondo mese consecutivo il mercato europeo marca un segno più, per giugno il 4,3% rispetto allo scorso anno. I dati in analisi sono quelli di giugno, ma riflettono fedelmente l’andamento dell’intero semestre, prima metà del 2014. Le statistiche sono una bella cosa, forniscono dati reali, ma i totali sono aggregazioni di dati tra loro molto diversi che nascondono in dettaglio sorprendenti risultati.

Dunque nel chi vince/chi perde del mercato Europa, allo spettacolare +62% di Jeep fa da contrappeso ad esempio un – 11,3% di Honda. Sono i due estremi, ma il grosso delle sorprese sta nel mezzo della classifica. Tra i grandi costruttori ad esempio male Hyundai (-4,9), GM (- 3%), Ford (- 0,9), Mercedes (- 0,7), PSA (- 0,2), mentre crescono meno del mercato Volkswagen (+ 2,5) e Kia (+ 3,4).

Chi vince invece? Oltre alle “piccole” Mitsubishi (+ 43,8%) e Volvo (+14,7%), tra i grandi costruttori Renault che, insieme a Dacia, segna uno spettacolare +23,5, dovuto essenzialmente a Captur e Duster/Sandero, cui si somma un +9,6% di Nissan.Ottimamente Mazda e Suzuki (+12,4 e +9,7), ma su piccoli numeri, Jaguar/Land Rover (+8,4), essenzialmente grazie ai best seller F Type ed Evoque, Fiat (+6,9) che deve molto a 500, 500L, Jeep e Maserati Ghibli che compensano ampiamente, anche in termini di utili, i cali di Giulietta, Panda, Freemont. Tanto positivo il risultato Fiat, nei numeri e nei margini, da aver immediatamente generato un rialzo finanziario del 5%, a fronte, ad esempio, di un ribasso del 2% del colosso Volkswagen.

FCA e VW Group sono stati accostati negli andamenti dei mercati finanziari in questi giorni perché si era diffusa, insistente, la voce di un progetto da parte del gruppo tedesco di “fusione” con FCANon ci ha creduto nessuno, ma i mercati hanno premiato FCA per gli indizi di solidità e avanzamento del gruppo italo/americano – ormai globale con le sue sedi strategiche e finanziarie tra Olanda, Gran Bretagna e USA – mentre ha manifestato dubbi sul consolidamento, giudicato “complesso e pieno d’incognite” del maxi gruppo tedesco. Winterkorn peraltro si è affrettato a smentire, ammettendo ufficialmente che VW è impegnata al consolidamento della sua complessa struttura, anche nella prospettiva della fine dell’era Piech, ed escludendo nuove acquisizioni.

In effetti il prestigioso Automotive News di luglio ha titolato il suo pezzo principale con un drammatico “un impero a rischio?” dedicato appunto agli scricchiolii di una macchina, quella del gruppo Volkswagen, che sembrava perfetta e che ha aumentato le sue vendite globali del 62% dal 2007, toccando il traguardo dei 10 milioni di pezzi. La locomotiva si è fermata? Difficile dirlo ma senz’altro la gestione delle due “macchine da soldi” del gruppo – Audi e Porsche – diventa sempre più complessa, mentre quella dei marchi generalisti – Seat, Skoda e la stessa Volkswagen -, produce risultati altalenati, come la perenne passività di Seat o i disastrosi risultati di VW sul mercato USA dove un tempo era leader indiscusso dei marchi non americani.

In più la successione all’era Piech, in corso, presenta anch’essa molte incognite, nel momento in cui la guida dell’uomo forte, simbolo della miracolosa crescita VW e del profetico sviluppo in Cina che è uno dei punti di forza fondamentali del Gruppo, verrà a mancare. Malissimo GM, che continua ad arrancare con Opel ed ha visto crollare il mercato Chevrolet dopo l’annuncio del ritiro dall’Europa, mentre Ford, grazie in particolare all’effervescente mercato britannico, mantiene le posizioni e ne conquista di nuove, con l’unica delusione del B-Max che viaggia molto al di sotto delle attese.

Per il resto tra i marchi premium, BMW si difende per il momento meglio di Mercedes e Audi, che soffrono rispettivamente il lancio ancora in corso di GLA e Classe C e il calo di Smart per la stella e l’obsolescenza della A4, compensata dal buon avvio della A3 anche a tre volumi, per il marchio dei quattro anelli. Per BMW ottimamente X1,  Serie 4 e nuova X5, mentre in calo vistoso Mini, peraltro impegnata nell’avvento della nuova generazione.

Ancora male PSA, sia col marchio Peugeot, nonostante il successo di 2008, che con Citroen, che si basa ancora su C3 e C4 Picasso per compensare le perdite degli altri modelli in gamma. Scoppia di salute invece la rivale franco/nipponica Renault/Nissan grazie, come accennato, a Captur e Dacia Duster e Sandero che marciano a gonfie vele.Tra due mesi il palcoscenico dell’auto sarà proprio a Parigi, per il Salon Auto al Grand Palais e i due padroni di casa faranno di tutto per dare la sensazione che la crisi dell’auto europea è ormai alle spalle e convincere i tanti scettici (Marchionne e Winterkorn in testa) che il vecchio continente torni ad essere un polo importante del mercato mondiale dell’auto.        

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