F1, Ferrari: nuova struttura organizzativa per ritrovare competitività
I risultati dei primi tre Gran Premi 2020 sono sotto gli occhi di tutti, così come, i problemi messi in evidenza da Ferrari, che nell’avvio di stagione Formula 1 è risultata indietro non soltanto a Mercedes ed a Red Bull, quanto rispetto anche a Racing Point e Mercedes. In poche parole: star fermi non porta a niente. E siccome le cose non si modificano da sole, ecco la necessità di operare una netta sterzata rispetto all’organizzazione dei vertici operativi di Maranello.
Cambiarne la composizione geometrica, insomma, per velocizzare le fasi di progettazione e sviluppo in modo da renderle più rapide ed efficaci. Tuttavia senza “epurazioni”. Si bada, piuttosto, a modificare la struttura “orizzontale” fortemente voluta da Mattia Binotto e avallata da Sergio Marchionne (del quale sabato 25 luglio ricorreranno i due anni dalla scomparsa) in luogo di una nuova struttura verticale. Con pieni poteri ai responsabili di area e Divisione, tuttavia senza di fatto istituire il ruolo del direttore tecnico come avviene in molte altre Scuderie.
È, in sintesi, il contenuto dell’annunciata evoluzione-rivoluzione in Ferrari, che si condensa in un’area tutta nuova, battezzata “Performance Development”. La nuova struttura sarà affidata ad Enrico Cardile, attuale responsabile dello sviluppo aerodinamico e progettazione.
Il comunicato ufficiale
L’annuncio del “nuovo corso” organizzativo di Ferrari F1 è stato comunicato in una nota ufficiale: “La Scuderia Ferrari Mission Winnow comunica di aver rivisto la struttura organizzativa dell’area tecnica al fine di renderla più efficiente e orientata allo sviluppo della prestazione, rivedendone l’impostazione in maniera da definire una catena di comando non più orizzontale e affidando ai responsabili di ciascuna area tutte le deleghe necessarie al raggiungimento degli obiettivi preposti. A tale scopo è stata creata una nuova area, denominata ‘Performance Development’, affidata alla responsabilità di Enrico Cardile”.
Binotto: “Una revisione era necessaria”
Il team principal di Scuderia Ferrari dettaglia il contenuto del radicale intervento nella struttura organizzativa di Maranello evidenziando la necessità di giungere allo sviluppo prestazionale delle vetture in tempi sempre più rapidi: “Come avevamo anticipato nei giorni scorsi, abbiamo voluto intervenire sulla struttura organizzativa dell’area tecnica in modo da rendere sempre più veloce ed efficiente il processo di ideazione e sviluppo della prestazione della vettura. C’era bisogno di dare una sterzata, identificando in maniera più netta responsabilità e processi e, al tempo stesso, ribadendo la fiducia dell’Azienda in questo gruppo tecnico”.
L’esperienza di Rory Byrne
Il “new deal” Ferrari – ovvero le prossime monoposto, oltre a quella impegnata nella stagione 2020 da riprendere in mano per sviluppare ulteriormente – fa d’ora in poi riferimento allo stesso Cardile, a David Sanchez (cioè i tecnici che hanno condiviso le responsabilità dello sviluppo della monoposto SF1000) ed a un nome che gli appassionati di motorsport ben conoscono: Rory Byrne.
Il 76enne ingegnere di origine sudafricana rappresenta una delle “colonne tecniche” della massima Formula, dove è presente da quarant’anni esatti (vi approdò all’alba degli anni 80 per lo sviluppo della prima Toleman F1). Byrne, capo-progettista Benetton all’epoca dei primi due titoli mondiali conquistati da Michael Schumacher, arrivò in Ferrari nel 1997, insieme a Ross Brawn ed in sostituzione di John Barnard: da allora la sua figura è legata a filo doppio con Maranello, sebbene sia dal 2004 ufficialmente consulente tecnico.
Le altre aree di competenza rimangono invariate: a capo della Divisione Power Unit c’è Enrico Gualtieri; direttore sportivo e responsabile delle attività in pista continua ad essere Laurent Mekies; e quale “numero uno” della Divisione ingegneria dei telai c’è sempre Simone Resta.
Tecnici di assoluto valore
“Siamo convinti – prosegue Mattia Binotto – che il valore delle persone Ferrari sia di assoluto livello e non abbia nulla da invidiare a quello dei nostri maggiori concorrenti, però dovevamo intervenire per dare un segnale forte di discontinuità, alzando l’asticella delle responsabilità dei leader di ciascuna area”.
Un percorso lungo
“L’abbiamo detto più volte ma vale la pena ripeterlo: abbiamo iniziato a gettare le fondamenta di un processo che ci deve portare a costruire un nuovo ciclo vincente, duraturo nel tempo. È un percorso lungo, che può subire delle battute d’arresto come quella che stiamo vivendo attualmente in termini di risultati e di prestazione, ma che ci deve veder reagire con forza e determinazione per ritornare il prima possibile ad essere protagonisti assoluti in questo sport. Questo è ciò che vogliamo tutti noi e quello che si aspettano i nostri tifosi in tutto il mondo”, conclude Binotto nel comunicato ufficiale diramato da Maranello.
Chi è Enrico Cardile
Il nuovo “numero uno” di Performance Development è nato ad Arezzo nel 1975. Laureato in Ingegneria aerospaziale all’Università di Pisa, opera in Ferrari dal 2005 (dopo un primo periodo post-laurea svolto con progetti di collaborazione con Maranello che riguardavano sviluppi aerodinamici), in qualità di responsabile dell’Area tecnica (ha fra l’altro collaborato alla realizzazione delle Ferrari 458 Italia GT2 e GT3 vittoriose a Le Mans ed a Daytona). Nel 2016 il passaggio alla gestione sportiva Ferrari con l’incarico di responsabile dello sviluppo aerodinamico; nel 2019, con l’arrivo del team principal Mattia Binotto, Enrico Cardile è stato nominato responsabile dell’aerodinamica e della progettazione (head of Aerodynamics and Vehicle Project manager).
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