Fca: le condizioni da rispettare per il prestito da 6,3 miliardi
L’erogazione del maxi prestito da 6,3 miliardi, da Intesa Sanpaolo ad Fca, è in dirittura d’arrivo: all’appello non mancano che le garanzie statali, del resto obbligatorie in quanto espressamente richiese nelle condizioni dettate dal Decreto Liquidità emanato dal Governo nelle scorse settimane per far fronte alle esigenze delle imprese, duramente colpite dalla pandemia da Coronavirus e nella più urgente necessità di dare il proprio contributo alla ripartenza del Paese.
Maxi finanziamento funzionale alla ripartenza
La linea di prestito, come si ricorderà, era stata chiesta a metà maggio dai vertici Fiat-Crhysler Automobiles quale misura di sostegno ad Fca Italy; il CdA di Intesa Sanpaolo aveva, nei giorni successivi, dato il proprio consenso al procedimento, cruciale per il centralissimo ruolo che tale prestito riveste per la ripartenza del comparto automotive nazionale – e, di riflesso, dell’intero settore industriale, commerciale e dei servizi nazionale – che ha necessità di ripartire al più presto e lasciarsi alle spalle una situazione senza precedenti quanto a gravità.
I prossimi step
L’erogazione del prestito da 6,3 miliardi di euro ad Fca ha, come indicano alcuni “rumors” captati dal Web, superato l’esame da parte di SACE, ovvero la società assicurativa che fa parte di Cassa Depositi e Prestiti, che deve mettere a disposizione le garanzie dello Stato nella misura dell’80% degli importi che vengono erogati dai soggetti privati. Il “disco verde” SACE rappresenta una delle condizioni essenziali per la messa a disposizione del credito a Fiat-Chrysler Automobiles: la seconda consisterà nel “via libera” da parte della Corte dei Conti. Superati questi step, il prestito verrà ufficializzato per mezzo di un decreto ad hoc, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e che dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Le “voci di corridoio” raccolte da fonti di stampa rendono noto che la SACE, in ordine a concedere il proprio “placet” funzionale a garantire il finanziamento, avrebbe messo sul tavolo alcune condizioni, peraltro rispondenti a quanto richiesto dal Governo.
Questi sono gli impegni per Fiat-Chrysler
Secondo il “capitolato” che Fca dovrebbe accettare affinché il maxi prestito – ricordiamo, già accolto dal Consiglio di Amministrazione del primo Gruppo bancario italiano per quota di mercato e per numero di sportelli presenti sul territorio – le venga erogato a favore di Fca Italy, il colosso italo-americano si impegnerà ad un aumento dei propri investimenti in Italia: dai “famosi” 5 miliardi di euro che il management Fiat-Chrysler Automobiles aveva annunciato a novembre 2018 in fase di presentazione del piano di sviluppo nazionale per il 2022, a 5,2 miliardi di euro. I 200 milioni in più, cioè, andrebbero destinati a supporto dello stabilimento Fca di Melfi, dove vengono prodotte Fiat 500X e Jeep Renegade, e sono in fase di avvio le linee di assemblaggio per le attesissime declinazioni ibride plug-in di Jeep Compass e Renegade.
Fca dovrà, inoltre, astenersi dal porre in essere programmi di delocalizzazione, si impegnerebbe al raggiungimento della piena occupazione entro il 2023 e non dovrebbe cedere alcuno dei “brand” che fanno capo al Gruppo: Abarth, Alfa Romeo, Fiat, Fiat Professional, Lancia, Maserati nonché la propria quota in Sevel, ultraquarantennale joint venture con Psa (con cui Fiat-Chrysler Automobiles è “promessa sposa”) con sede ad Atessa e dedicata alla produzione di veicoli commerciali leggeri. Secondo alcune stime indicate da fonti di stampa, le “destinazioni d’uso” del prestito da 6,3 miliardi di euro verrebbero suddivise come segue:
- 4,5 miliardi di euro destinati al sostegno dell’indotto diretto (aziende di fornitura) e dei relativi pagamenti per circa 10.000 aziende
- 800 milioni di euro per la copertura dei costi del personale che opera negli stabilimenti italiani Fca
- Circa 1 miliardo di euro finalizzato ai progetti ed alle attività di Ricerca e Sviluppo.
Via libera alla cedola straordinaria 2021 per la fusione con Psa
Non è “monetizzabile”, tuttavia farebbe anch’esso parte integrante delle “voci” da rispettare in ordine al finanziamento, l’impegno a carico di Fca a non delocalizzare all’estero le produzioni dei modelli inerenti a gran parte dei programmi industriali e da equipaggiare con sistemi di alimentazione “convenzionale” (benzina e diesel), mild-hybrid, plug-in hybrid e 100% elettrica. Dal canto suo, Fca dovrebbe avere piena facoltà di procedere, nel 2021, al pagamento di una cedola straordinaria da 5,5 miliardi di euro correlata al programma di fusione con Psa Groupe, il cui iter dovrebbe dunque concludersi entro il primo trimestre del prossimo anno, come già dichiarato dai vertici di entrambi i gruppi.
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