FCA: outsourcing per le medie Chrysler e Dodge
Passato un po’ in sordina l’annuncio, clamoroso, che FCA è alla ricerca di un partner cui affidare la produzione delle sue “medie” americane.
L’annuncio è clamoroso nella sua schiettezza, come sempre peraltro quando a farlo è l’iperdiretto CEO di FCA, Sergio Marchionne. In sostanza le “medium size” generaliste dei marchi americani di FCA – Dodge Dart e Chrysler 200 – non producono margini.
Quindi, ha affermato Marchionne nell’incontro di aggiornamento del piano lo scorso 27 gennaio, a fine ciclo dei due modelli, previsto nel 2017, la produzione della loro prossima generazione sarà esternalizzata, affidata in outsourcing ad un altro costruttore, al momento non identificato, che sia in grado, per volumi produttivi e costo del lavoro, di abbassare sostanzialmente i costi e consentire margini interessanti.
Nella stessa occasione Marchionne aveva premesso un’ulteriore focalizzazione del piano sui prodotti premium, o che comunque sono in grado di garantire margini più profittevoli, con impegno concentrato su Pick Up, Crossover e SUV – RAM, Jeep, Chrysler e Dodge -, oltre che sull’alto di gamma di Chrysler (la 300) e Dodge (Charger e Challenger).
Quindi le Chrysler e Dodge popolari, come 200 e Dart, in sostanza le compact e mid size sedan come le definiscono in USA, usciranno dalla produzione diretta di FCA US, per concentrare le risorse e gli investimenti esclusivamente sui prodotti premium. “Speriamo che in un ragionevolmente breve periodo di tempo, saremo in grado di dettagliare come il piano andrà avanti” ha chiarito Marchionne.
Gli impianti in cui oggi vengono assemblate Dart e 200 – Belvedere e Sterling Heights – ospiteranno le nuove generazioni di Pick Up e Suv, mentre 300, Charger e Challenger continueranno ad essere prodotte a Brampton in Ontario.
Ora inizia il totopartner, con una serie di interrogativi aperti. Se la certezza sulla continuità di crescita di SUV e Pick-Up professata da Marchionne sarà confermata nei prossimi anni, c’è il rischio che il “partner forte” che produrrà per FCA i prodotti a basso margine, chieda in cambio la condivisione dei vantaggi che FCA conta di ricavare dai suoi mercati ad alto margine.
Ecco che l’auspicata fusione con GM sembrerebbe in questa prospettiva ancora più allettante. GM è forte, sia nei numeri che nei costi di produzione delle sue compact e mid size – Chevrolet Cruze, Impala, Malibu -, ma anche di Pick Up e Suv – Chevrolet Equinox e Silverado, GMC Sierra -. Sulla carta un matrimonio di grandi profittabilità, ma che espone FCA al rischio di essere il “partner debole”.
Al momento quindi, oltre all’ipotesi Ford (che presenta gli stessi rischi di GM), la partnership più probabile sembrerebbe con uno dei costruttori asiatici – Hyundai/Kia, Nissan, Toyota, Honda – con i quali probabilmente sarebbe più facile negoziare un accordo mirato su segmenti di prodotto, mantenendo le rispettive autonomie.
I numeri fotografano crudamente i termini del problema e spiegano meglio di tante parole perché un costruttore sia deciso ad esternalizzare e concludere un accordo con un partner.
A gennaio sul solo mercato nordamericano sono state vendute 39.000 tra Chevrolet Cruze, Impala e Malibu, 33.000 Ford, tra Focus e Fusion, 25.000 Huyndai tra Elantra e Sonata cui si aggiungono 8.500 Kia Optima, oltre 22.000 Nissan Altima e 16.000 Sentra, 49.000 Toyota tra Camry e Corolla.
La nuova Chrysler 200 ha immatricolato 5200 pezzi. La Dodge Dart 4.700. Il mancato successo dei due modelli di scuola Fiat che avrebbero dovuto modificare l’infelice posizione di Chrysler e Dodge nelle compact e “midsize sedan” a fronte del travolgente successo che sta arridendo a Jeep e Ram ha convinto Marchionne alla clamorosa svolta…potremmo aspettarci ad esempio entro tre anni una Toyota Camry (la leader di segmento un USA) rimarchiata Chrysler e Dodge.
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