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Fiat: Pomigliano seconda fabbrica dopo Melfi

Di Lorenzo Stracquadanio
Pubblicato il 28 apr 2010
Fiat: Pomigliano seconda fabbrica dopo Melfi
Il ministro dello Sviluppo economico Scajola: "La riorganizzazione del sistema auto parte da qui. Il sindacato faccia la sua parte"

Il ministro dello Sviluppo economico Scajola: “La riorganizzazione del sistema auto parte da qui. Il sindacato faccia la sua parte”

Il futuro prossimo di Fiat passerà per gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli. Ad affermarlo è stato il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola specificando che la struttura partenopea “diventerà la seconda fabbrica della Fiat in Italia dopo Melfi”.

In questo periodo ha precisato Scajola si sta “assitendo a una fase molto importante della crescita di Fiat” nella Penisola. Una fase che prevede una profonda “riorganizzazione del sistema industriale del marchio e che poggia su Pomigliano in maniera significativa, il che vuol dire grande attenzione per il Sud“.

Scajola ha aggiunto che “ognuno deve fare la sua parte. La Fiat ha presentato un piano coraggioso, con modelli innnovativi anche a Pomigliano; il Governo dà tutta la collaborazione nel dialogo tra Fiat e parti sindacali. Credo che il sindacato debba svolgere adesso un ruolo molto importante. Dobbiamo rendere Pomigliano un modello di capacità di lavoro, maggiore flessibilità, renderlo uno stabilimento esemplare per la produzione”. [!BANNER]

A quanto si apprende la struttura campana sarà la prima a sperimentare l’aumento dei turni di lavoro (18 alla settimana). L’obiettivo produttivo è di 250.000 unità all’anno, una soglia considerata strategica dai vertici Fiat per garantire una competitività adeguata.

”Dobbiamo fare un accordo insieme ai lavoratori di Napoli. Tutti si aspettavano una delocalizzazione ed invece, non solo non c’è stata, ma la Fiat rafforza la produzione proprio nel momento in cui le altre aziende vanno via. Porta la produzione in Italia e, in particolare, a Napoli”, ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

La Cisl si è detta disponibile a firmare subito un’intesa che riguardi la flessibilità dell’orario di lavoro, ma in cambio l’azienda deve dare garanzie sull’aumento dell’occupazione. “Chiediamo anche più salario legato alla produttività e vogliamo sistemi partecipativi adatti a sfruttare l’impianto al massimo di ogni possibilità competitiva”.

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