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Fiat potrebbe salire al 61,8% di Chrysler

Di Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 5 apr 2012
Fiat potrebbe salire al 61,8% di Chrysler
In occasione dell'assemblea degli azionisti Fiat, Marchionne ha parlato del futuro del gruppo ipotizzando una crescita nel capitale Chrysler.

In occasione dell’assemblea degli azionisti Fiat, Marchionne ha parlato del futuro del gruppo ipotizzando una crescita nel capitale Chrysler.

Arrivano da Torino, precisamente in occasione dell’assemblea degli azionisti Fiat, le nuove dichiarazioni Sergio Marchionne, il quale ha fatto il punto sulla situazione dei rapporti tra i vertici del Lingotto e l’Italia, anche alla luce delle numerose questioni aperte sul tavolo tra il costruttore e i sindacati.

I piani di Fiat in Italia, secondo l’amministratore delegato di Fiat, sono messi a rischio da non meglio precisate “forze esterne”, individuabili comunque nella Fiom di Maurio Landini e nelle 41 cause che il sindacato ha intentato verso il gruppo torinese.

Marchionne fa capire che a rischio, nel caso di pronunciamento sfavorevole alla sua azienda da parte dei giudici, sono anche gli investimenti promessi. Per il numero uno del Lingotto l’unione tra Fiat e Chrysler va vista come un’occasione di crescita per tutto il Paese, anche per la possibilità di rafforzare le esportazioni al di fuori dei confini europei, regalando in questo modo una dimensione sempre più internazionale al gruppo.

E a proposito della scalata a Chryler, Marchionne ha affermato che nei prossimi mesi Fiat potrebbe salire di un altro 3,3% del capitale, arrivando così a detenere il 61,8% delle azioni. Un accenno è stato riservato alla Cina, dove il gruppo conta di produrre circa 170.000 veicoli all’anno grazie alla produzione del nuovo impianto che partirà nella seconda metà del 2012, mentre sul versante europeo la necessità è quella di risolvere il problema della sovraccapacità produttiva che caratterizza gli stabilimenti italiani in questa fase.

 L’amministratore delegato ha precisato a tale riguardo che: “La rete italiana lavora al 50% sotto la sua capacità, rispetto a circa il 90% di utilizzo delle fabbriche Usa e al 114% di quelle del Sudamerica”, un limite che mina la competitività dell’azienda ma che per essere superato necessita della collaborazione di tutti, anche dei sindacati, in modo da attuare il piano Fabbrica Italia, con l’obiettivo di risanare la situazione entro il 2014.

Intanto, in attesa di capire come cambierà il volto della Fiat nel prossimo futuro, i vertici del Lingotto hanno presentato il bilancio del 2011, con il presidente John Elkann che ha parlato di “una società integrata, con 197mila dipendenti nel mondo, 155 impianti, 77 centri di ricerca e 4 milioni di auto prodotte. Il fatturato di 59 miliardi, inoltre, si presenta ora equilibrato nelle varie aree: 21 miliardi riguardano il Nordamerica, 21 l’Europa, 11 il Mercosur e 5 il resto del mondo”. Si tratta di dati che, secondo Marchionne, hanno fatto uscire Fiat dal ruolo di player marginale nel mondo dell’automobile per recitare invece un ruolo di primo piano.

 

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