Fringe benefit auto aziendali 2025: come cambia il mercato
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Il panorama delle auto aziendali in Italia sta affrontando una trasformazione epocale, guidata dall’introduzione delle nuove aliquote 2025 sui fringe benefit. Questa riforma fiscale, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma, favorendo i veicoli elettrici a scapito di quelli tradizionali.
Un’indagine condotta durante il Fleet Motor Day, che ha coinvolto quasi 100 fleet manager, ha evidenziato un clima di incertezza: il 40% delle aziende ha deciso di posticipare il rinnovo delle flotte aziendali, prolungando i contratti esistenti. Parallelamente, l’11% delle imprese sta rinegoziando accordi con le società di noleggio per optare per veicoli più economici.
La riforma introduce un sistema di tassazione basato sul tipo di alimentazione del veicolo: le auto elettriche saranno tassate al 10%, le plug-in hybrid al 20%, mentre tutte le altre motorizzazioni subiranno un’imposta del 50%. Questo nuovo schema fiscale colpirà l’85% delle attuali auto aziendali, quasi raddoppiando l’incidenza fiscale per i veicoli tradizionali.
La necessità di adeguarsi a queste nuove regole ha spinto il 60% dei responsabili di flotta a rivedere le proprie politiche aziendali. Tuttavia, solo il 20% delle aziende intende mantenere l’approccio attuale, mentre un modesto 10% prevede di eliminare completamente i veicoli termici dalle proprie flotte. In particolare, le auto full hybrid, considerate fino a poco tempo fa una valida soluzione di transizione, stanno perdendo terreno: un fleet manager su tre le escluderà dai nuovi piani di flotta, mentre il 22% prevede di estendere i contratti esistenti.
Le preoccupazioni economiche dominano il dibattito. Un quarto dei manager teme un forte aumento dei costi di noleggio, il 23% prevede crescenti lamentele da parte dei dipendenti, e il 20% è preoccupato per i costi di ricarica dei veicoli elettrici. Solo l’8% degli intervistati vede nella riforma un’opportunità per accelerare il passaggio all’elettrificazione.
Le ripercussioni potrebbero andare oltre il settore automobilistico, con una possibile riduzione degli investimenti in welfare aziendale per compensare l’aumento dei costi, stimato tra il 20% e il 30%. Questo potrebbe compromettere il benessere dei dipendenti e la competitività delle imprese, aprendo un dibattito più ampio sull’equilibrio tra sostenibilità economica e ambientale.
La sfida per i fleet manager sarà trovare un equilibrio tra sostenibilità e gestione dei costi, in un contesto che richiede un adattamento rapido e strategico alle nuove normative. La riforma fiscale, pur essendo una spinta verso un futuro più sostenibile, pone interrogativi significativi sul futuro delle flotte aziendali e sul loro ruolo nell’economia italiana.
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