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Furti d'auto e crisi produttiva, i problemi dell'Italia delle quattro ruote

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 28 mar 2025
Furti d'auto e crisi produttiva, i problemi dell'Italia delle quattro ruote
In Italia aumentano i furti d'auto e Stellantis affronta una crisi produttiva. Modelli rubati e delocalizzazioni in primo piano

L’industria automobilistica italiana si trova a fronteggiare una doppia emergenza: l’incremento dei furti auto Italia e una crisi produttiva che sta mettendo a dura prova il comparto nazionale. Secondo i dati di carVertical, modelli come Alfa Romeo Giulietta, Range Rover, Fiat 500, Panda e BMW X5 sono tra i più rubati, alimentando un mercato nero in cui i veicoli vengono rivenduti o smembrati per ricavarne componenti di valore. Per i consumatori, diventa cruciale adottare precauzioni come la verifica dello storico del veicolo e l’uso di dispositivi antifurto meccanici, che si confermano un deterrente efficace.

Crisi produttiva

Sul fronte produttivo, la situazione non è meno critica. Stellantis crisi è il termine che meglio sintetizza il momento attuale: la multinazionale ha drasticamente ridotto la produzione in Italia, proponendo persino il trasferimento temporaneo degli operai Maserati in Serbia per assemblare la nuova Fiat Grande Panda. Una soluzione che ha trovato forte opposizione tra i lavoratori, molti dei quali preferiscono la cassa integrazione piuttosto che allontanarsi dalle famiglie per sei mesi.

Il costo energetico italiano, tra i più alti d’Europa, è una delle principali cause della crisi. Jean Philippe Imparato, CEO di Stellantis, ha dichiarato che produrre un’auto in Italia costa ben 1.414 euro, contro i 516 euro della Spagna. Questo divario rende inevitabile la delocalizzazione Serbia e in altri paesi per mantenere la competitività sul mercato globale.

Cauto ottimismo

Uno spiraglio di ottimismo arriva dall’annuncio di un nuovo modello Fiat Pandissima, previsto per l’estate 2025. Questo SUV di circa 4,5 metri sarà disponibile in versioni elettriche e mild-hybrid, ma la sua probabile produzione in Marocco solleva ulteriori dubbi sul futuro dell’occupazione italiana. La produzione Fiat Pandissima rischia così di non rappresentare un vero rilancio per il settore nazionale.

In questo contesto complesso, è fondamentale che governo e aziende collaborino per sviluppare strategie che proteggano i posti di lavoro, migliorino l’efficienza energetica e garantiscano maggiore sicurezza ai consumatori e ai lavoratori. La posta in gioco non è solo economica, ma riguarda il futuro stesso di un’industria simbolo del “Made in Italy”.

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