Giulia... riuscirà la scommessa Alfa Romeo?
Debutta la Alfa Romeo Giulia, prima protagonista del rinascimento del marchio sportivo italiano.
Presentazione ad effetto, volutamente anticipata rispetto all’avvio di produzione e centrata sull’estremo sportivo di gamma – Quadrifoglio, per chi ha orecchie per sentire – per dare massima enfasi al “plus” di un’Alfa Romeo, da ora in poi, sui diretti rivali, i mitici marchi premium tedeschi, citando provocatoriamente le loro M3, AMG C63 S, e perfidamente la mancanza di confronto possibile con Audi.
Toni trionfali, Bocelli e “vincerò…”, emozione, orgoglio e cuore, una bella macchina con una meccanica d’eccellenza, degna delle grandi Alfa di un mitico passato. Seguiranno in primavera le Giulia a quattro cilindri e le diesel col potente V6 VM, destinate a fare numeri ed a strappare quanti più clienti possibili alle segmento D di BMW, Audi, Mercedes e Jaguar, impegnata nella stessa scommessa di riuscire a fare la sua parte nelle premium sportive.
Occorrerà vederla su strada e nella veste più sobria delle versioni più commerciali per capire se la sua personalità di stile avrà trasmesso ai potenziali interessati la voglia di cambiare marchio e comprare una Giulia…un’Alfa Romeo. Però intanto la zampata è potente e le, finalmente incontestabili, qualità sportive dell’Alfa Romeo più innovativa degli ultimi trent’anni sono espresse da un abito che presta il fianco a poche critiche e trasmette un’autorevole sensazione di credibilità. I numeri tecnici della Quadrifoglio poi sono davvero stupefacenti e c’è da scommettere che i tedeschi, rapidamente, adegueranno le loro supersportive alla soglia degli “oltre 500 cv”, ma intanto l’effetto sperato sembra aver colpito nel segno.
E’ ancora solo un’anteprima della prima mossa, la più importante, del piano prodotti (saranno 7 nel giro di tre anni), ma Giulia sembra partita col piede giusto. Si certo ma il tema non è questo, quanto il perdurare dello scetticismo generale sulla raggiungibilità dell’obiettivo di piano al 2018 di 400.000 Alfa Romeo.
Anche dopo il clamore della presentazione le società di analisi dell’automotive, restano compattamente scettiche sulla raggiungibilità dell’obiettivo di piano. Per la Evercore ISI brokerage house, la più ottimistica, grazie al mix di entusiasmo e nostalgia dei potenziali alfisti, nella migliore delle ipotesi potrebbero essere 330.000 le auto del Biscione.
Drasticamente più contenute le stime di IHS, che non dà credito ad una soglia superiore a 216.000 unità. LMC Automotive infine si ferma a 251.000 e in generale nessuno degli analisti e degli istituti di analisi ritiene credibile quota 400.000. Dunque, quando la Giulia sarà a regime, insieme ai SUV sportivi, l’ammiraglia, i coupé e spider, Marchionne sarà riuscito ancora una volta a sovvertire le analisi, come già avvenuto col salvataggio Chrysler, poi la fusione e le scommesse vinte 500, Maserati, Jeep? Col cuore facciamo il tifo evidentemente, ma il business è altra cosa.
Tra le mosse vincenti e convincenti metterei l’attenzione posta alla rifondazione della rete di vendita, all’unificazione dei dealers con Jeep, all’impegno sul mercato nord americano che da solo (150.000 pezzi a regime) dovrebbe rappresentare oltre un terzo delle fatidiche 400.000 Alfa.
Può darsi che ce la faccia e se non ce la farà potrebbe rispolverare e riempire con poca spesa e grande qualità il “congelato” marchio Lancia, il vero luxury brand che manca nella strategia premium di FCA, che ha la sportività lussuosa di Maserati, il cuore sportivo di Alfa Romeo ma manca proprio della costola del brand del lusso puro, che Lancia ha sempre rappresentato e potrebbe rappresentare sfruttando le piattaforme costosamente (5 mld) sviluppate per Alfa Romeo e le capacità degli impianti, Cassino e Mirafiori. In ogni caso auguri Alfa, benvenuta Giulia, aspettiamo di vedere presto una gamma completa di cui il SUV compatto, insieme a Giulia, dovrebbe costituire il pezzo forte.
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