Grazie ai contro-dazi le Harley-Davidson costeranno molto di più
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La guerra commerciale tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti si intensifica, e le sue conseguenze si riversano direttamente sui consumatori italiani. L’introduzione di nuovi dazi da parte della UE, che impongono un incremento del 25% su una selezione di prodotti iconici americani, sta generando rincari significativi, colpendo in particolare il settore automotive e quello della moda.
Un problema per i motociclisti
Per gli appassionati di motociclette, il rincaro è particolarmente gravoso. I modelli della celebre Harley Davidson, simbolo del lifestyle americano, subiscono aumenti sostanziali. Ad esempio, un modello base passa da 15.900 euro a circa 19.875 euro, mentre la prestigiosa Road Glide ST vede il suo prezzo lievitare da 50.600 euro a ben 63.250 euro. Questo scenario non fa che amplificare le difficoltà per chi desidera acquistare una moto di lusso, trasformando il sogno di possedere una Harley in un investimento sempre più oneroso.
Non solo il settore delle motociclette è colpito: anche il guardaroba degli italiani risente delle nuove tariffe doganali. I jeans americani, emblema di un look casual e senza tempo, subiscono un incremento di circa 30 euro per paio, passando da 120 a 150 euro. E non si fermano qui i rincari: anche gli snack dolci, amatissimi dai consumatori di tutte le età, vedono i loro prezzi salire da 1,5 euro a quasi 2 euro per confezione. Questi aumenti non fanno che evidenziare quanto i prodotti americani siano diventati un lusso per molti.
Altri prodotti americani non subiranno rincari
Tuttavia, non tutti i prodotti americani subiscono gli effetti di questa escalation commerciale. Bevande come bourbon, whiskey e famosi marchi di bibite gassate come Coca-Cola e Pepsi mantengono i loro prezzi invariati, grazie alla produzione locale in stabilimenti europei. Allo stesso modo, beni di nicchia come le auto d’epoca rimangono immuni dai rincari, offrendo un piccolo sollievo agli appassionati di questi segmenti di mercato.
Le origini di questa disputa commerciale risalgono alle misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti su acciaio, alluminio e automobili. La risposta dell’Unione Europea, con l’introduzione dei nuovi dazi, ha innescato un effetto domino che rischia di danneggiare le relazioni transatlantiche. In Italia, in particolare, i settori dell’automotive e della moda risultano tra i più penalizzati, con previsioni di ulteriori impatti negativi sul commercio e sull’economia locale.
La guerra commerciale
Gli esperti si interrogano sulla sostenibilità di queste politiche a lungo termine. Se da un lato si cerca di proteggere i mercati interni, dall’altro si rischia di alienare i consumatori, costretti a fare i conti con prezzi sempre più elevati. La domanda sorge spontanea: fino a che punto i consumatori saranno disposti a pagare di più per mantenere il loro stile di vita e i loro brand preferiti?
Nel frattempo, i negozianti e i distributori cercano di adattarsi al nuovo scenario, bilanciando l’aumento dei costi con strategie di marketing mirate e promozioni. Ma la sfida rimane complessa, soprattutto in un mercato globale sempre più interconnesso, dove ogni decisione commerciale ha ripercussioni su scala internazionale.
La guerra commerciale tra UE e Stati Uniti è solo l’ultimo capitolo di una serie di tensioni economiche che stanno ridefinendo le regole del commercio globale. In questo contesto, l’attenzione si sposta inevitabilmente sui consumatori, che diventano il vero ago della bilancia in una partita dai risvolti ancora incerti.
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