Usa: licenziato, blocca le auto di 100 clienti
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Una singolare vendetta ha portato al fermo di circa 100 vetture e a un “concerto” di clacson. È accaduto negli USA
La vendetta di un ex-dipendente licenziato ha rischiato di mandare in crisi il sistema Payteck utilizzato dalla Texas Auto Center, negli USA. Payteck, una tecnologia esistente dal 2005, consiste nella possibilità di gestire da remoto praticamente tutti i parametri di una vettura, collegandosi ad essa e riuscendo perfino ad inibirne il funzionamento, il tutto a discrezione di chi gestisce il sistema. Un sistema che la Texas Auto Center ha utilizzato finora con successo e consistente nel tutelarsi per la vendita, tramite formule di pagamento molto favorevoli al cliente, da eventuali truffe.
Grazie a Payteck l’azienda è stata finora in grado di mandare degli avvisi al cliente in caso di mancato pagamento di una o più rate, avvisi che si traducevano in ripetuti strombazzamenti di clacson comandati da remoto e non gestibili dalgli automobilisti, per arrivare poi, nei casi di recidiva più totale, a bloccare del tutto l’accensione dell’automobile fino a quando il cliente moroso non avesse saldato il proprio debito. [!BANNER]
Un’invenzione “intelligente” che consiste nell’installazione di una piccola scatoletta a bordo che ha finora funzionato abbastanza bene, fino a quando però, un ex-dipendente licenziato dalla Texas Auto Center, ha deciso di sfruttarlo per mettere in pratica la propria vendetta. Il 20enne Omar Ramos-Lopez ha infatti pensato bene di giocare un brutto tiro ai propri ex-datori di lavoro riuscendo a rubare le password d’accesso ai sistemi installati su centinaia di vetture di incolpevoli clienti in modo da inviare poi, in un secondo momento, diversi messaggi di mancato pagamento che le vetture hanno interpretato con azionamenti del clacson e blocco del motore. Causando grande imbarazzo all’azienda e non pochi disagi ai clienti.
Il problema è stato però risolto nel giro di poche ore grazie al reset delle varie password, con il colpevole “cracker” che è stato riconosciuto tramite l’indirizzo IP usato per l’attacco e arrestato per aver forzato l’account di un collega al fine di appropriarsi indebitamente dei dati di accesso di centinaia di modelli.
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