Il trasporto pubblico in città proprio non va
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Mezzi costosi e inefficienti. Il dossier di Legambiente mette in luce punta il dito contro il traffico congestionato e i comportamenti dell’utenza
Lenti, costosi, sottoutilizzati e inefficienti. Sono i trasporti pubblici nelle città italiane, secondo la fotografia realizzata da Legambiente. Il dossier Ecosistema urbano rivela un quadro preoccupante, dove spiccano le perdite per le casse pubbliche pari al 66% degli investimenti, e velocità medie di percorrenza ferme a 15 Km/h.
Le cause vanno individuate in tutta una serie di motivi, che rasentano il paradosso. Un elemento è il traffico congestionato, l’altro risiede nella mentalità dei cittadini che preferiscono non rinunciare al mezzo privato. In una situazione di generale penuria riguardo alle corsie preferenziali (con le eccezioni dei casi Milano e Torino), gli autobus si trovano come in trappola, possono garantire un servizio solo minimo. Un trend che le Amministrazioni pagano a caro prezzo, poichè sebbene la situazione rimanga stabile, serve continuamente investire su mezzi e personale per mantenere il (basso) livello raggiunto.
Un contradditorio decisamente italico, come la tendenza a evitare i tragitti condivisi da parte dei residenti. Un cittadino di Palermo se va bene sale sul mezzo pubblico una volta a settimana, meglio a Roma dove i viaggi pro-capite sono almeno due al giorno, andata e ritorno. Il Sud primeggia in senso negativo anche per la statistica sulle medie chilometriche annuali: se un cittadino di Venezia, il più virtuoso, percorre 620 Km a bordo dei mezzi di trasporto, a Bari il risultato si ferma a 70 Km. Un dato che per la sua negatività fa riflettere, anche perchè ogni persona che usufruisce del servizio costa alla collettività 2 euro. Da parte sua, ogni “gommato” in giro per le strade a passo d’uomo e mezzo vuoto fa salire inevitabilmente i valori di polveri sottili.[!BANNER]
In questo quadro poco confortante si inseriscono le parole di Alberto Fiorillo, responsabile del settore mobilità per Legambiente: “Qualsiasi strategia per sanare i problemi da Pm10 necessita di tempo e di interventi articolati mentre migliorare l’efficienza del trasporto pubblico é un’operazione a costo zero e anche con tempi rapidi”. A suo giudizio le cure ci sarebbero, e senza richiedere particolari sforzi: passare dal 5% al 30% di corsie riservate su tutta la rete, prevedere aree cittadine dove per le auto la velocità massima è di 30 chilometri l’ora. Un provvedimento da adottare in funzione di deterrente
L’indagine chiude con un cenno sull’età anagrafica dei mezzi: quelli più giovani (6 anni) si trovano nella capitale, a Milano si sale di pochi mesi, mentre le altre città si attestano in media tra gli 8 e i 14 anni.
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