Strade europee ancora pericolose: 19.800 morti nel 2024, chi è più a rischio?
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Il panorama degli incidenti stradali in Europa nel 2024 offre uno scenario di luci e ombre. Nonostante un lieve miglioramento, con una riduzione del 3% rispetto al 2023, i numeri restano preoccupanti: 19.800 decessi registrati, pari a 44 morti per milione di abitanti. La sicurezza stradale continua a rappresentare una sfida cruciale, con marcate differenze tra i Paesi membri. La Svezia si distingue positivamente con 20 decessi per milione, mentre la Romania si colloca in fondo alla classifica con 77. L’Italia, con 51 morti per milione, si posiziona leggermente sotto la media europea, mostrando un lieve calo rispetto ai 52 dell’anno precedente.
Incidenti stradali, chi è più a rischio?
Analizzando i dati demografici, emerge che il 77% delle vittime sono uomini e che gli over 65 costituiscono il 31% del totale, rendendoli il gruppo più vulnerabile. Altre fasce a rischio includono i giovani tra i 18 e i 24 anni, che rappresentano il 12% dei decessi stradali, nonostante costituiscano solo il 7% della popolazione. Geograficamente, il 52% degli incidenti mortali avviene su strade extraurbane, il 38% in ambito urbano e il 9% in autostrada. Nelle città, le categorie più esposte sono pedoni, ciclisti, motociclisti e utenti di dispositivi di mobilità personale, che costituiscono il 70% delle vittime.
Dal 2019 al 2023, si sono registrati progressi disomogenei. Le vittime tra automobilisti e pedoni sono diminuite rispettivamente di 1.000 e 900 unità, mentre i miglioramenti per motociclisti e ciclisti sono stati più modesti, con solo 100 vite salvate per categoria. Tuttavia, per ogni decesso si contano circa cinque feriti gravi, portando il totale annuo a circa 100.000 persone con lesioni significative.
La necessità di politiche più incisive per una mobilità sicura è evidente. Le marcate differenze tra Stati membri richiedono interventi mirati su infrastrutture, campagne di sensibilizzazione e controlli più severi sul rispetto delle normative. L’Europa del 2024 si trova dunque a un bivio: trasformare i miglioramenti parziali in un progresso uniforme o continuare a confrontarsi con un quadro frammentato e disomogeneo.
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