James Dyson Award 2019: ecco l’asfalto che si ripara da sé con l’acqua
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Nonostante abbia da alcune settimane ufficialmente abbandonato i personali programmi di sviluppo dell’auto elettrica, James Dyson resta particolarmente attento ai nuovi progetti che riguardano invenzioni funzionali al miglioramento del quotidiano collettivo. Ciò si concretizza nell’annuale James Dyson Award, che il tycoon inglese – a sua volta creatore della tecnologia di aspirazione senza sacchetto – mette a disposizione, attraverso la propria Fondazione, ai giovani designer ed inventori, appunto per venire incontro alle esigenze del Pianeta. Non è un caso, in effetti, che molti dei progetti finalisti riguardino temi di grande attualità: rifiuti e riciclo, lotta all’inquinamento e cambiamenti climatici.
Nulla si crea, nulla si distrugge (e si ripara)
A quest’ultima “voce” appartiene la soluzione indicata dal vincitore nazionale del James Dyson Award 2019 per il Messico: un sistema di asfalto auto-riparante realizzato con rifiuti di pneumatici a fine vita quale elemento principale, e quindi in grado di produrre silicati di magnesio, quando piove, in modo da sviluppare un procedimento di riparazione “autonoma” delle crepe. Detta in soldoni, il progetto di Israel Antonio Briseño Carmona, studente messicano di Ingegneria alla facoltà di Coahuila che si è aggiudicato l’edizione nazionale 2019 del contest indetto da James Dyson è, propriamente, rivolto alla risoluzione dei cedimenti strutturali che il manto stradale subisce a causa delle piogge.
L’acqua fa da catalizzatore
La differenza, rispetto ai sistemi di auto-riparazione già presenti nel mondo, consiste nel fatto che è proprio l’acqua a svolgere funzione di catalizzatore principale, permettendo così ai materiali presenti negli scarti degli pneumatici di saldarsi nuovamente e riempire, in questo modo, le buche. Nel dettaglio, il progetto Paflec–Pavimento de Goma Autorregenerativo che ha consentito a Briseño Carmona di vincere le selezioni messicane del James Dyson Award 2019, è già stato sottoposto a test di laboratorio, e si è dimostrato efficace nella riparazione – così come nella chiusura – delle crepe che vengono a verificarsi nell’asfalto. Ciò avviene grazie all’azione dei silicati di magnesio che vengono prodotti dal contatto della sede stradale stessa con l’acqua piovana. Una prima applicazione del prototipo Paflec è stata utilizzata nella ripavimentazione esterna del complesso universitario di Coahuila.
Adesso bisogna “omologare” l’invenzione
Il prossimo step sarà quello di certificare la sua invenzione davanti all’Organizzazione Nazionale per la Standardizzazione e Certificazione delle Costruzioni e degli Edifici, oltre a consegnare una scheda tecnica del suo prototipo al Ministero delle Comunicazioni e dei Trasporti (Secretaría de Comunicaciones y Transporte ) in modo da determinare quale sarà l’asfalto da utilizzare. L’invenzione del futuro ingegnere messicano non ha ottenuto la vittoria finale – vincitrice assoluta 2019 è stata, nei giorni scorsi, la ventiquattrenne Lucy Hughes dall’Università del Sussex, con il progetto MarinaTex rivolto alla creazione di una bioplastica di origine marina prodotta con i resti di pesce e alghe rosse -; tuttavia conferma una delle priorità per le giovani generazioni di tutto il mondo, ovvero la difesa del Pianeta sfruttando le risorse altrimenti destinate ad alimentare i rifiuti, e potrà contribuire alla conservazione delle strade.
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