La metà dei 18enni italiani rinuncia alla patente: come mai?
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Solo il 46% dei giovani italiani ottiene la patente a 18 anni, un dato che racconta un cambiamento culturale profondo. In un decennio, le auto intestate agli under 25 sono calate del 33%, mentre tra gli over 50, il 72% conseguiva la patente appena raggiunta la maggiore età. Un contrasto che segna una netta frattura generazionale.
Le ragioni dietro una scelta impopolare
Le ragioni? Da un lato, i costi. Scuola guida, assicurazione, carburante e manutenzione rappresentano un impegno economico che pesa sulle famiglie, soprattutto in un periodo di instabilità lavorativa. Dall’altro, l’evoluzione delle abitudini di vita. Lo smartphone è diventato il nuovo simbolo di libertà, sostituendo l’auto. Socializzare, lavorare e persino fare acquisti sono ormai attività gestibili in modalità digitale, senza necessità di spostamenti fisici.
La diffusione di servizi come i monopattini elettrici e le piattaforme di ride-sharing ha introdotto una mobilità alternativa che attrae i giovani per la sua flessibilità ed economicità. Al contempo, fenomeni come quello dei “genitori-taxi” – con mamme e papà che accompagnano i figli ovunque – stanno ritardando l’autonomia dei più giovani, influenzando ulteriormente la loro percezione del possesso di un’auto.
I mezzi pubblici non crescono
Interessante notare come, nonostante questa rivoluzione, l’utilizzo dei mezzi pubblici tradizionali non sia cresciuto proporzionalmente. Città come Roma vedono invece un boom della micromobilità condivisa, percepita come una soluzione più ecologica e adatta ai contesti urbani.
Questa tendenza rappresenta una sfida per l’industria automobilistica e per le politiche di trasporto urbano. Le case automobilistiche dovranno adattarsi a una generazione meno interessata al possesso e più orientata alla sostenibilità, mentre le amministrazioni locali saranno chiamate a progettare infrastrutture in linea con questi nuovi modelli di mobilità.
Il calo dell’interesse per la patente non è solo un dato statistico, ma un indicatore di una trasformazione epocale nel modo in cui i giovani concepiscono la libertà e gli spostamenti personali. Una generazione che preferisce condividere piuttosto che possedere, in un mondo dove l’auto non è più al centro della mobilità.
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