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La nuova De Tomaso non accelera: bloccati i finanziamenti

Di Eleonora D'Uffizi
Pubblicato il 27 ott 2010
La nuova De Tomaso non accelera: bloccati i finanziamenti
L’Unione europea blocca i finanziamenti per l’ex stabilimento Pininfarina di Grugliasco. La produzione ora è a rischio

L’Unione europea blocca i finanziamenti per l’ex stabilimento Pininfarina di Grugliasco. La produzione ora è a rischio

Non parte con la marcia giusta il piano produttivo della nuova De Tomaso di Gian Mario Rossignolo. L’Unione europea ha infatti bloccato i finanziamenti attesi per i corsi di formazione dei dipendenti nell’ex stabilimento Pininfarina di Grugliasco.

La De Tomaso Automobili ha acquistato all’inizio del 2010 il sito industriale, con l’esclusione della galleria del vento, per 14,4 milioni di euro dalla società Sviluppo Investimenti Territorio, controllata dalla finanziaria della Regione Piemonte. Oltre a macchinari e impianti, Rossignolo ha rilevato i rapporti contrattuali dei 900 dipendenti dello stabilimento di Grugliasco e il loro fondo Tfr.

La decisione di Bruxelles non è stata ancora motivata e non è definitiva, ma questa incertezza potrebbe comportare ritardi nell’avvio della produzione e nel lancio del primo modello previsto, un esclusivo SUV (prezzo tra gli 85.000 e i 125.000 euro) che verrà presentato al salone di Ginevra nel marzo 2011.

Senza corsi di formazione, gli operai si trovano davanti alla possibilità di un periodo di cassa integrazione: “Siamo preoccupati tanto quanto e anche più dell’azienda – spiega Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom-Cgil – perché è evidente che il ritardo nel finanziamento europeo, oltre a mettere in discussione l’avvio del piano industriale, costringe tutti i lavoratori a ulteriori periodi di cassa integrazione e quindi a stipendi ridotti”.[!BANNER]

L’azienda e i sindacati si sono già riuniti per dibattere la questione, e nei prossimi giorni i rappresentanti dei dipendenti cercheranno di ottenere un incontro a Roma con l’azienda, le regioni interessate e il Governo, che è stato tra i firmatari degli accordi.

“I lavoratori e Torino – conclude Bellono – non possono permettersi di perdere un’opportunità di rilancio di carattere industriale e occupazionale così importante”. 

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