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Lewis Hamilton confessa di essere stato bullizzato a scuola

Di Tommaso Giacomelli
Pubblicato il 24 gen 2023
Lewis Hamilton confessa di essere stato bullizzato a scuola
Lewis Hamilton ha confessato a un celebre podcast che il periodo peggiore della sua vita è stato a scuola, dove ha subito bullismo.

Lewis Hamilton si è sempre fatto portavoce di campagne di sensibilizzazione verso minoranze o semplicemente per far valere i diritti di qualche minoranza. Recentemente il sette volte campione del mondo di F1 ha raccontato nuovi episodi di discriminazione, di sofferenza e soprattutto di bullismo ai tempi in cui frequentava la scuola, ed era solo un bambino. Nonostante oggi abbia 38 anni, il baronetto inglese, si ricorda ancora di quanto malessere avesse provato da ragazzino.

La confessione di Lewis

Al podcast, On Purpose, il pilota della Mercedes ha dichiarato che il periodo più difficile della sua vita è stato quello della scuola, durante il quale ha subito razzismo, discriminazione e violenza. Padre caraibico, madre inglese, il britannico ha dovuto affrontare i tempi della formazione scolastica in istituti nei quali i bambini di colore erano pochi e, soprattutto, oggetto di atti di razzismo come il lancio delle banane. “I giorni di scuola sono stati probabilmente la parte più traumatizzante e più difficile della mia vita​. Ero già vittima di bullismo all’età di sei anni. In quella particolare scuola, ero uno dei tre bambini di colore e solo i ragazzi più grandi, più forti e prepotenti mi prendevano in giro per la maggior parte del tempo”, ha detto Hamilton.

Un clima ostile

Hamilton ha spiegato di essere smarrito dinnanzi alle materie di studio, mentre veniva comunque preso di mira anche dalle alte cariche dell’istituto: ”Quando vai alle lezioni di storia e non ci sono persone di colore nella storia che ti insegnano… pensavo, ‘Dove sono le persone che mi assomigliano?’. Nella mia scuola secondaria c’erano sei o sette bambini neri su 1.200 studenti e tre di noi venivano messi fuori dall’ufficio del preside tutto il tempo. Il preside ce l’aveva con noi – e in particolare con me. Sentivo davvero che il sistema era contro di me e stavo nuotando controcorrente. C’erano molte cose che ho dimenticato”.

Un silenzio costoso

Hamilton di quello che succedeva tra le mura di scuola non ha mai fatto parola in casa, non voleva dare un peso ai genitori, o far pensare a loro che non fosse abbastanza forte: “Non me la sentivo di andare a casa e dire ai miei genitori che questi ragazzi continuavano a chiamarmi con termini razzisti, o che ero stato vittima di bullismo o picchiato a scuola. Non volevo che mio padre pensasse che non ero forte”.

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