La normativa italiana è la prima in Europa ad autorizzare la trasformazione di un’auto in elettrica.
La normativa italiana è la prima in Europa ad autorizzare la trasformazione di un’auto in elettrica.
La mobilità elettrica è ormai una realtà per le Case automobilistiche, che stanno presentando sempre più modelli a zero emissioni. A causa dell’elevato prezzo di acquisto, però, questi veicoli rimangono un prodotto di nicchia con poche migliaia di vetture immatricolate. Per favorirne la diffusione, una soluzione interessante potrebbe essere il retrofit elettrico, cioè la trasformazione di un’auto già circolante (con motore a combustione) in una elettrica.
La legge che autorizza la conversione in veicolo elettrico è stata votata già da qualche anno (legge 134/2012), ma solo a gennaio 2016 è stato approvato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il relativo regolamento attuativo. Si tratta di una normativa all’avanguardia in Europa, dal momento che è la prima in assoluto emanata con l’obiettivo di stabilire le procedure tecniche e amministrative per l’omologazione dei “sistemi destinati ad equipaggiare autovetture, autobus e autocarri, dotati in origine di motore tradizionale, consentendone la conversione in trazione esclusiva elettrica”.
Negli ultimi anni la trasformazione in elettrico era caratterizzata da soluzioni pionieristiche e costi impegnativi, oltre a collocarsi al limite della legalità. Per aggirare la normativa esistente, infatti, si ricorreva all’immatricolazione della vettura come “modello unico” nei Paesi che lo consentono, importando poi il veicolo in Italia. Dal 2016 è cambiato tutto e ora possono aprirsi interessanti possibilità per trasformare auto usate (o con motore guasto) in veicoli ecologici. Anche dal punto di vista commerciale, si sta sviluppando un settore finora inedito: quello dei kit di trasformazione, realizzati da aziende specializzate, da installare presso le officine autorizzate. Insomma, “elettrificare” la propria auto potrebbe essere una valida alternativa al GPL: cos’è, pro e contro e al metano.
Ma come avviene la trasformazione? Per convertire la propria auto in elettrica è necessario ovviamente sostituire il motore a combustione con uno elettrico, rimuovendo anche l’impianto di scarico, il radiatore, il serbatoio e il circuito di raffreddamento. Va poi aggiunto il pacco batterie (alloggiato di solito nel bagagliaio) e un sistema elettronico di gestione. Sebbene le auto nuove di solito abbiano il motore elettrico collegato direttamente agli assi, molte officine preferiscono mantenere il cambio e la frizione per limitare il costo della conversione. Tutte queste componenti fanno parte di un kit omologato, che viene installato da un meccanico autorizzato. Una volta eseguita la trasformazione bisogna aggiornare la carta di circolazione del mezzo presso la Motorizzazione.
Per quanto riguarda i costi, dobbiamo dire che sono molto più elevati rispetto alla trasformazione a gas. D’altronde le batterie hanno un costo maggiore rispetto alla bombola e in più si tratta di una nicchia di mercato del tutto nuova. Attualmente il costo di conversione in elettrico si aggira intorno ai 10mila euro per una utilitaria, compresa la manodopera.
C’è da tenere conto, però, dei vantaggi che le trasformazioni in elettrico possono dare. Innanzitutto, se si confronta il costo della conversione con l’acquisto di una elettrica nuova, si nota immediatamente come la prima scelta sia molto più conveniente. Si può utilizzare come base l’auto già in proprio possesso o comprare un’auto usata molto svalutata (ad esempio con motore da sostituire) oppure piuttosto datata. Paradossalmente, dal momento che il motore viene sostituito, sono proprio le auto usate più vecchie ed inquinanti ad avvantaggiarsi di più della conversione. Dando una nuova vita “ecologica” alle auto più anziane, si vanno a risparmiare anche i soldi della demolizione e della radiazione.
Ma soprattutto, trasformando un’auto in elettrica si va a eliminare la spesa per il carburante sostituendola con un costo irrisorio di appena 2 euro per un “pieno” di energia. Senza contare che in alcune città sono disponibili colonnine di ricarica gratuita. In più, non si paga più l’accesso alla Ztl, si può circolare con i blocchi del traffico e spesso si hanno parcheggi riservati. Insomma, i vantaggi non mancano e sono in molti a credere nel potenziale del retrofit elettrico. Per una volta è l’Italia a fare da apripista, l’Europa ci seguirà?