La sfida Fiat-Chrysler
Il punto sulla strategia del gruppo, lo spin off dell’auto, le economie di scala ed il futuro di Alfa e Lancia…
Le prime linee della strategia erano state tracciate il 4 novembre 2009 a Detroit, ma l’attesa era tutta per l’annunciato piano di dettaglio 2010 – 2014.
Obiettivi ambiziosi che puntano al traguardo dei sei milioni di veicoli prodotti a regime attraverso 34 nuovi modelli e 17 restyling, una forte innovazione tecnologica, la razionalizzazione delle piattaforme e la produzione USA del medio e alto di gamma. A questo si aggiungono lo sviluppo del Multiair anche sul diesel, l’ennesimo tentativo di risollevare i marchi Alfa Romeo e Lancia e il rilancio della “Fabbrica Italia” con il raddoppio della produzione negli stabilimenti italiani, destinati ad esportare il 65% della produzione. Sullo sfondo la conferma dello spin off del settore auto per snellire e dinamicizzare la gestione di un mercato ad alta competitività e in continuo cambiamento.
In sostanza una visione lucida e razionale che ha tra i suoi punti di forza un’eccellenza nello sviluppo tecnologico e nell’innovazione. Dal punto di vista industriale una strategia che mira ad abbattere i costi e massimizzare la flessibilità grazie alle tre piattaforme da “più di un milione di auto all’anno” (Mini, Small e Compact completamente adattabili a modelli e marchi differenti), a importanti sinergie nella componentistica e all’ottimizzazione delle strategie di commercializzazione, vendita e assistenza.
“Fabbrica Italia”
Ad enfatizzare un tema che tanto sta a cuore al nostro paese, l’iniziativa di pubblicare sui maggiori quotidiani, a firma congiunta del nuovo Presidente John Elkann e dell’AD Sergio Marchionne, l’orgoglioso annuncio di Fabbrica Italia, ovvero della parte del piano industriale che centra sulla produzione italiana il fulcro della strategia del Gruppo.
Iniziativa coerente con l’impressione di passione, capacità e competenza che sembra al momento aver convinto gli analisti finanziari, le cui reazioni spaziano dalla piena fiducia sul successo del piano ad un prudente riconoscimento della sua coerenza, pur in una situazione complessa e piena d’incognite per il mercato dell’auto. In puro stile Marchionne – sotto la minaccia di un “piano B” con localizzazione delle linee di produzione all’estero – l’appello ai sindacati sulla necessaria flessibilità (essenzialmente articolazione e distribuzione dei turni) per il piano di potenziamento degli stabilimenti italiani
Alfa, Lancia e volumi di vendita
Il piano quadriennale prevede l’ennesimo rilancio dei marchi premium Alfa Romeo e Lancia, attraverso un’integrazione sempre più stretta con Chrysler. Grazie alla produzione negli stabilimenti americani, Alfa Romeo avrà entro il 2014 una gamma completa che dalla piccola Mito e dalla Giulietta, passando per la futura Giulia e la nuova spider si amplierà fino ai SUV di taglia “medium” e “large”. Ed è sintomatico che per conseguire il target di 300.000 auto all’anno – esattamente lo stesso che era stato fissato nel piano per il 2010 – non siano previste nè una coupè “alla Brera” nè l’ammiraglia “169”. Nonostante il grande successo della Mito la casa del biscione ha chiuso infatti il 2009 con circa 100.000 immatricolazioni: troppo poche davvero – non ha mancato di sottolineare ancora una volta Marchionne – per consentire la sopravvivenza.[!BANNER]
Identica situazione e soluzione per Lancia, che con lo stesso target 2010, ha chiuso un 2009 con poco meno di 120.000 unità ma che ha quasi l’80% del suo mercato in Italia. Grazie alla sinergia con Chrysler si prevede così di tornare nei segmenti da premium brand che le sono più propri – e che oggi non sono presidiati – con una rete di distribuzione europea fortemente potenziata.
Sette linee di modello contro le tre attuali (anche in questo caso non ci sono coupè e cabrio), ma in compenso una gamma finalmente articolata che nelle intenzioni dovrà spostare l’equilibrio tra presenza sul mercato domestico e quello europeo grazie alla nuova Ypsilon e alla futura compatta a due volumi supportate dalle versioni “italianizzate” della 300C e della Voyager.
A margine della strategia per Alfa e Lancia, anche per Maserati – grazie alle sinergie con Chrysler – si renderà possibile l’ingresso nel segmento E, quello di BMW Serie 5, Audi A6 e Mercedes Classe E.
Non vedo come altro si potrebbe sostenere un possibile futuro di due marchi di gran prestigio ma di volumi inadeguati, e sulla lucidità della strategia non ho dubbi. Il risultato ancora una volta – posto che la strategia sia quella giusta – dipenderà da quanto fascino e appeal distintivi sapranno trasmettere i nuovi prodotti e il successo si giocherà ancora una volta sull’immagine forte e aggressiva di Alfa Romeo e sullo stile raffinato e lussuoso di Lancia.
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