Alfa Romeo 4C, a Ginevra per farci sognare
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Una sportiva vera, senza compromessi, per ricordare cos’è in grado di realizzare l’Italia dei motori. Questo è l’Alfa Romeo 4C.
La speranza che l’Alfa Romeo 4C Concept entri davvero in produzione è molta. Non tanto per i volumi di vendita (che non saranno mai a sei cifre, forse neanche a cinque), quanto piuttosto per issare la bandiera italiana in un settore di nicchia importante per il ritorno di immagine. Un po’ quello che hanno già fatto le 8C Competizione e 8C Spider: ribadire al mondo che il marchio del Biscione sa fare belle automobili con contenuti di qualità. E poi sarebbe un’altra sportiva senza compromessi, dal design inconfutabilmente italiano, dalla meccanica all’avanguardia che ancora sappiamo creare.
Rispetto alle possenti 8C, l’Alfa 4C ha quell’aria da “giocattolino” che dovrebbe stuzzicare i più giovani. Quelli che, per intenderci, hanno in garage le cattivissime Lotus e che non dicono mai di no quando si possono scaldare – e consumare – le gomme in pista.
Non bisogna neanche sottovalutare il positivo riscontro che la nuova sportiva Alfa Romeo otterrebbe oltre i nostri confini. Dove, addirittura forse più che in Italia, sono ancora ben impresse nella memoria le mitiche Giulia GTA o, ancora più indietro, le gloriose Giulia e Giulietta Zagato dei primi anni Sessanta.
Ma non è più tempo di amarcord. Gli uomini del Gruppo Fiat continuano a ripeterlo. Anche se, bella contraddizione, ultimamente non fanno che proporre nomi del passato per modelli che con gli anni che furono non hanno più nulla da spartire. Qualche esempio? Lancia Thema e Flavia made in Chrysler, la stessa ultima Giulietta dell’Alfa…
Per questo ci sentiamo di esclamare: benvenuta 4C. Sarebbe bello, aggiungiamo, se non facesse la brutta fine che ha fatto quello straordinario concept di Lancia Fulvia presentato nel 2003 e poi fatto sparire in fretta e furia dalla circolazione.[!BANNER]
Dopo gli elogi, una stoccatina: peccato che la 4C, con quel telaio in carbonio della KTM, sebbene sviluppato da Dallara, non sia al 100% Alfa Romeo. D’accordo, bisogna fare i conti con i costi richiesti da una realizzazione simile, però quale valore aggiunto avrebbe rappresentato? Ai tempi delle competizioni “vere” dove l’Alfa trionfava (DTM, ITC, Superturismo…) i telai in carbonio uscivano dalle officine italiane… Ma, anche in questo caso, hanno ancora ragione gli uomini del marketing Fiat: alla maggior parte degli automobilisti di oggi questi “dettagli” non interessano più.
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