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Megaupload: l'incredibile garage di Kim Dotcom

Di Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 23 gen 2012
Megaupload: l'incredibile garage di Kim Dotcom
L'operazione che ha portato alla chiusura di Megaupload ha portato al sequestro di diverse supercar, alcune con "originali" targhe personalizzate.

L’operazione che ha portato alla chiusura di Megaupload ha portato al sequestro di diverse supercar, alcune con “originali” targhe personalizzate.

La vicenda della chiusura di Megaupload e dei siti ad esso collegati, tra cui il popolare Megavideo, sta tenendo banco in queste ore su tutta la stampa online e non solo su quella, portando alla luce costanti e sempre nuovi dettagli riguardo la portata dell’operazione messa in atto nella notte (ora italiana) dagli agenti dell’FBI con il supporto dei corpi di polizia di mezzo mondo, compresi quelli di Germania, Nuova Zelanda, Cine, Slovacchia, Filippine e molti altri.

In manette sono finiti i responsabili del sito, come il fondatore Kim Schmitz, conosciuto anche come Kim Dotcom, e il collaboratore Kim Tim Jim Vestor. Ai due sono stati sequestrati numerosi beni di lusso, tra cui maxi-televisori e altre apparecchiature tecnologiche, oltre a numerose vetture di lusso e a un paio di moto.

Secondo i dettagli che continuano ad arrivare dagli USA, la polizia federale avrebbe messo infatti i propri sigilli a diversi modelli Mercedes (Classe M, Classe G, Classe S e CL), a una Rolls-Royce Drophead Coupé del 2008, a una Maserati GranCabrio del 2010 e a due Mini Cooper S sempre del 2010. A queste si aggiungono modelli “storici” come una Cadillac El Dorado del 1957 e una Cadillac Series 62 Convertible del 1959. Inoltre, i garage dei due fermati hanno svelato anche una Harley Davidson e Von Dutch Kustom e due acquascooter Sea-Doo GTX.

Non sono da meno le targhe personalizzate scelte per i propri bolidi, dato che sul retro dei vari modelli campeggiano sigle come “GOD” (scelto per la Rolls Royce Drop Head Coupé), “HACKER”, “KIMCOM”, “POLICE”, “WOW”, “MAFIA”, “GOOD” e “CEO”.

Era possibile immginarlo, ma questa è la prova che la diffusione sul Web di materiale protetto da copyright paga molto bene. Peccato che sia illegale…

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