Fca e Psa: dalla fusione una grande sfida per il futuro

Francesco Giorgi
09 Novembre 2019
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Fca Psa

L’integrazione fra i due Gruppi farà nascere enormi opportunità per entrambe le parti. Nessun marchio né stabilimento a rischio.

Dall’annuncio all’operatività del provvedimento passa la medesima distanza – fisica e di intenti – individuata dal celebre proverbio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”: è, in buona sostanza, la sintesi di una delle osservazioni rilasciate in queste ore da John Elkann. Il presidente Fca (e, secondo i termini dell’accordo di fusione “au pair” con Psa Groupe) futuro presidente della “big Alliance” con il Gruppo franco-tedesco, analizza con quanto traduciamo nelle parole di un conosciutissimo detto popolare i tempi di effettiva azione in merito all’integrazione con Psa. “La fusione è stata annunciata, ma non ancora fatta: dalle dichiarazioni all’operatività il periodo può essere anche lungo”. L’annuncio del presidente Fca è, in ogni caso, da registrare, in quanto è la prima volta che John Elkann ha affrontato, in pubblico, il sensazionale accordo di programma. L’occasione è avvenuta durante un meeting al Festival della Tecnologia di Torino; e, per inciso, proprio nelle stesse ore in cui, ai microfoni dell’emittente radiofonica francese Bfm Business, l’amministratore delegato Psa Carlos Tavares (il quale manterrà l’incarico anche nella new Co) affrontava – per la prima volta, appunto – l’argomento in pubblico.

Grandi opportunità

Fca e Psa, indica Carlos Tavares, partono da una storia industriale che presenta delle analogie: “Entrambe hanno attraversato notevoli difficoltà, e tutte e due hanno – sotto la guida di management e dipendenti forti, saputo ritagliarsi un ruolo di primo piano. Adesso, da tutte e due le parti c’è la sensatezza di avere compreso che l’unione fa la forza. Ecco l’estrema importanza di questa fusione”. “Siamo entusiasti del potenziale che si apre con la fusione – sottolinea John Elkann – Insieme affronteremo un futuro dalle grandi opportunità”.

  • Nessun marchio verrà sacrificato. Innanzitutto, la dichiarazione forse più importante in questa prima fase di studio; vale a dire, la rassicurazione sul futuro delle Case costruttrici che andranno sotto il grande ombrello della new Co: i 14 “brand”: Abarth, Alfa Romeo, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Chrysler e Dodge (più Ram) per l’”asse Torino-Detroit”; e Citroen, DS, Peugeot, Opel e Vauxhall da parte di Psa Groupe, verrebbero mantenuti tutti. Troppi? No, Carlos Tavares è dell’avviso che – seppure il loro numero sia “Significativo” – tutti insieme sono in ogni caso “Inferiori a quelli del nostro competitor tedesco” (e il riferimento al Gruppo VAG è tutt’altro che casuale). Non si vedrebbe, dunque, la convenienza a cancellarne alcuni. Al contrario, il top manager di origine portoghese definisce “Eccezionale” la storia di ognuna delle Case che entreranno nell’orbita della nuova “big Alliance”. John Elkann individua, nella presenza di più aziende, un effetto benefico in termini di stanziamento delle risorse: “In Fca abbiamo ottenuto notevoli benefici dall’accordo con Chrysler, come PSA dall’acquisizione di Opel: in questo modo, è possibile diluire in maniera razionale gli investimenti sui singoli prodotti”. Discorso analogo anche riguardo agli stabilimenti: la previsione è di mantenerli in funzione.
  • Obiettivo: 3,7 miliardi di euro di risparmi. Fra i traguardi più importanti che Fca e Psa si prefiggono dalla creazione del quarto Gruppo automotive a livello mondiale per volumi di vendita complessivi (8,7 milioni di veicoli: dietro, cioè, Toyota Group, Gruppo Volkswagen e Renault-Nissan-Mitsubishi), c’è un monte-risparmi annuale nell’ordine di 3,7 miliardi di euro. È prioritaria, tuttavia, la capacità della new Co di venire incontro alle sfide che nei prossimi anni attendono l’intero settore della mobilità.
  • Nuove tecnologie. In merito allo sviluppo hi-tech per il comparto automotive, questione di stretta attualità più che “indicativamente rivolta al futuro”, John Elkann punta i propri riflettori sulle “Enormi opportunità” che attendono i big player negli anni a venire: dai temi di e-mobility, all’evoluzione in materia di connettività e di guida autonoma. Questioni che, dunque, vanno dalla necessità di ottemperare ai sempre più stringenti limiti alle emissioni di CO2 richiesti dalla Commissione Europea sulla media delle lineup di nuova produzione da parte di ciascuna Casa costruttrice, ai sistemi multimediali e “self driving” che, è da giurarci, conosceranno una diffusione via via più ampia, quindi rappresenteranno una delle priorità per la new Co Fca-Psa. Lo sviluppo della guida autonoma, prevede Elkann, “Sarà nei prossimi anni uno dei sistemi hi-tech più diffusi e modificherà il nostro concetto di mobilità”. Carlos Tavares, dal canto suo, stima che l’impegno sarà correlato alle dimensioni complessive della nuova Alliance, per poter ad esempio “Provvedere all’acquisto di batterie per veicoli elettrici ed ibridi plug-in a prezzi concorrenziali e per ottimizzare le risorse da mettere sul piatto nei progetti di ricerca e sviluppo tecnologico”. Gli investimenti in tecnologie vengono stimati in oltre 5 miliardi di euro per i prossimi dieci anni.

Adesso si attende il via libera da Bruxelles

Come accennato, l’operazione non avverrà dall’oggi al domani. Potrebbero essere necessari diversi mesi: entro la fine di quest’anno si prevede la stesura di un accordo di programma vincolante; poi dovranno arrivare il “disco verde” dalle rispettive assemblee dei soci e, da Bruxelles, i pareri positivi da parte delle autorità antitrust.

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