Fca-Psa: ecco i termini dell’accordo di fusione

Francesco Giorgi
18 Dicembre 2019
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Fca e Psa: siglato l'accordo di fusione

Nasce il quarto Gruppo mondiale; chiusura della fusione in 12-15 mesi; condivisione hi-tech senza toccare gli stabilimenti. Tutti i dettagli.

Fusione al 50%, conferma degli obiettivi individuati nelle scorse settimane: la nascita del quarto Gruppo automotive mondiale, il terzo in funzione del fatturato; lo sviluppo sinergico di nuove soluzioni alla mobilità; un asset complementare di rispettiva presenza sul mercato, a tutto vantaggio delle economie di scala e della creazione di valore per gli azionisti. Ecco, in estrema sintesi, le “voci” di rilievo dell’agreement siglato nelle scorse ore dai vertici Fca e dagli omologhi di Psa Groupe: un accordo di programma che, dal punto di vista industriale, porta alla nascita di una “big Alliance” da 8,7 milioni di autoveicoli all’anno, e “Leader di settore, con team, competenze, risorse e dimensioni in grado di cogliere con successo le opportunità offerte dalla nuova era della mobilità sostenibile”.

Da sottolineare, considerata l’entità dell’alleanza, la creazione di sinergie (ovvero di ottimizzazione delle rispettive risorse) per 3,7 miliardi di euro, senza che debba per forza rendersi necessaria la chiusura di stabilimenti: una indicazione, scritta “nero su bianco” nella nota congiunta diramata immediatamente dopo la firma, che di fatto fornisce una risposta concreta alle rappresentanze sindacali e del mondo della politica che temevano ripercussioni. Ma andiamo con ordine nell’analisi dei contenuti di quella che, a buon diritto, è la “big news” del 2019 e che si perfezionerà entro “12-15 mesi”, chiaramente una volta soddisfatte le consuete condizioni di chiusura (fra le quali ci saranno i pareri favorevoli degli azionisti di entrambe le società nelle rispettive assemblee straordinarie, nonché il soddisfacimento dei requisiti antitrust e delle normative in vigore).

Le cifre dell’intesa

Tutto secondo i piani, dunque. Il “combination agreement” vincolante tra Fiat-Chrysler Automobiles e Psa Groupe rappresenta un punto di partenza epocale per l’intero comparto mondiale dell’auto (indotto compreso): per ampiezza di risorse, volume di affari e segmenti di mercato, costituisce il secondo “big player” europeo dopo il Gruppo Vag, e su una prospettiva di fatturato costituisce il terzo gigante mondiale. Detto della stima di 8,7 milioni di veicoli complessivi, il preventivo dei ricavi annui – indicato sulla base dei risultati finanziari 2018 – si attesta su 170 miliardi di euro (cioè i ricavi netti Fca esclusa Magneti Marelli, e i ricavi di Psa Groupe esclusi quelli di Faurecia verso terzi), un utile operativo corrente (Ebit adjusted, ovviamente escludendo Magneti Marelli e Faurecia) di “Oltre 11 miliardi di euro”, e un margine operativo del 6,6%. Nel complesso, osservano i vertici Fca e Psa, “La solida struttura patrimoniale congiunta offre significativa flessibilità finanziaria e ampi margini sia per implementare piani strategici che per investire in nuove tecnologie, per tutto il ciclo”. Queste ultime due “voci” sono di primissimo piano nella competizione globale: i programmi di sviluppo industriale e l’evoluzione hi-tech sono fra le sfide più importanti che la nuova industria deve fronteggiare.

Gruppi complementari per fasce di mercato

A questo proposito, ecco una concreta indicazione relativa al riassetto strategico della new Co: un punto fermo trova rispondenza nell’asset complementare che i due Gruppi sono in grado di mettere sul piatto dell’intesa. Tanto Fiat-Chrysler Automobiles quanto Psa Groupe sono infatti in grado di portare in dote un portafoglio di marchi che, di fatto, coprono tutti i segmenti di mercato, dalle vetture di segmento B alle berline compatte ed ai veicoli di fascia SUV e crossover (come dire tre dei comparti “centrali” in Europa ed in molti Paesi-chiave nel mondo), “brand-icona” dall’ambizioso potenziale (Maserati e le strategie di elettrificazione a breve-medio termine recentemente ribadite per il futuro del “Tridente”), e veicoli di fascia pick-up, che costituisce una delle basi di maggior gradimento da parte degli automobilisti di oltreoceano. Il comunicato a firma congiunta Fca-Psa conferma questa previsione, indicando che “Grazie alla forza di Fca in nord America ed in America latina, e alla solidità di Psa in Europa”, il nuovo Gruppo “Possiederà una presenza geografica molto più bilanciata”, osservazione che in termini concreti – e anche qui tenendo ovviamente conto dei dati 2018 aggregati – si traduce in un 46% dei ricavi generati in Europa ed il 43% in nord America, oltre a dare il “la” all’opportunità di “Ridefinire la strategia in altre regioni”.

Le sinergie in campo

Come si faceva cenno in apertura, una delle condizioni essenziali per la solidità dell’accordo “au pair” tra Fca e Psa deriva da una sapiente ottimizzazione degli investimenti nelle piattaforme di veicoli, nelle lineup dei motori e nelle nuove tecnologie, per consentire alla new Co una più elevata capacità di acquisto e la creazione di valore aggiunto per gli stakeholder. Su questo punto, l’accordo di programma indica chiaramente che “Oltre due terzi dei volumi” di produzione, una volta a regime, si concentrerà su “Due piattaforme”:

  • una piattaforma “small”
  • una piattaforma “compact-mid size”
  • volume annuale di produzione previsto: circa tre milioni di veicoli su entrambi i pianali.
  • Sinergie annuali: conferma di 3,7 miliardi di euro (a regime).

Sul plafond di 3,7 mld preventivato (dal costo “una tantum” di 2,8 miliardi di euro), la stima Fca-Psa confida che il 40% di tale somma derivi a risparmi associati a “Tecnologie, prodotti e piattaforme”; un ulteriore 40% scaturirà da efficaci strategie di risparmio sugli acquisti, cui – si osserva – incideranno in maniera positiva tanto i benefici apportati dalle economie di scala quanto gli allineamenti al miglior prezzo; il restante 20% verrà rappresentato da “Risparmi in altre aree, fra cui marketing, IT, spese generali ed amministrative e logistica”. La previsione delle sinergie stimate, riportiamo testualmente, porterà ad “Un flusso di cassa netto positivo già dal primo anno e che l’80% circa delle sinergie sarà raggiunto entro il quarto anno. Il costo una tantum per raggiungere tali sinergie è stimato in 2,8 miliardi di euro”. È utile ribadire che la stima delle sinergie “Non prevede alcuna chiusura di stabilimenti in conseguenza dell’operazione”. Una ottima notizia, che andrebbe ad integrare quanto dichiarato lo scorso 31 ottobre dal CEO Psa Carlos Tavares, il quale – a proposito del futuro delle 14 Case costruttrici che andranno a confluire sotto il grande ombrello della new Co – aveva sottolineato come “Cancellarne alcuni non porterebbe ad alcuna convenienza”. Tutti i “brand”, dunque, verrebbero mantenuti: Abarth, Alfa Romeo, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Chrysler e Dodge (più Ram) per l’”asse Torino-Detroit”; e Citroen, DS, Peugeot, Opel e Vauxhall da parte di Psa Groupe.

Con tali sinergie, il nuovo gruppo potrà investire nelle tecnologie (alimentazioni alternative e mobilità sostenibile, guida autonoma e connessa) e nei servizi mobility.

La governance: spazio ai sindacati

Il nuovo “big Group” avrà sede in Olanda, e sarà quotato a Parigi (Euronext), Milano (Piazza Affari) ed al New York Stock Exchange. L’organigramma dirigenziale si compone di 11 membri del CdA, per la maggioranza indipendenti (cinque su nove dei consiglieri non esecutivi); Fca ed il proprio azionista di riferimento (compreso dunque il presidente John Elkann) provvederanno alla nomina di cinque membri del Consiglio di Amministrazione; lo stesso, compresi il senior non-executive director e il vicepresidente, farà Psa. Conformemente alla normativa in vigore, il Consiglio includerà due membri in rappresentanza dei lavoratori di Fca e di Psa Groupe.

Gli azionisti e la distribuzione dei dividendi

Sostanzialmente confermate le indicazioni finanziarie comunicate lo scorso 31 ottobre: prima della chiusura, Fca procederà alla distribuzione di un maxi dividendo da 5,5 miliardi di euro ai propri azionisti; Psa Groupe distribuirà la propria quota del 46% detenuta in Faurecia. Fiat-Chrysler Automobiles porterà avanti la separazione della propria quota di partecipazione in Comau, da terminare in tempi più rapidi possibile successivamente al perfezionamento della fusione, “A beneficio degli azionisti del nuovo Gruppo”, in modo da consentire agli stakeholder di “Condividere equamente le sinergie e i benefici derivanti da una fusione, riconoscendo, nello stesso tempo, il valore significativo degli asset e dei punti di forza di Psa Groupe e di Fca in termini di quote di mercato”. Ciascuna delle due società intende distribuire, nel 2020, un dividendo ordinario di 1,1 miliardi di euro (riferito all’esercizio 2019), chiaramente previa approvazione dei rispettivi CdA ed assemblee degli azionisti. Al “closing”, prosegue il comunicato congiunto, agli azionisti Psa Groupe andranno 1,742 azioni della new Co per ogni azione Psa in proprio possesso, mentre gli azionisti Fca riceveranno un’azione del nuovo Gruppo per ogni azione Fiat-Chrysler Automobiles detenuta.

Sulla base dello statuto della new Co, inoltre, al singolo azionista si applica il divieto del diritto di voto in misura eccedente il 30% dei voti espressi in assemblea. Non si prevede, altresì, alcun trasferimento dei diritti di doppio voto esistenti: “I nuovi diritti di doppio voto speciale matureranno dopo un periodo di detenzione delle azioni di tre anni dal perfezionamento della fusione”. Dongfeng, socio cinese di Psa, che non contemplerà alcun rappresentante nel nuovo CdA, ha concordato la vendita alla stessa Psa (la quale ha concordato di acquistare) di 30,7 milioni di azioni del Gruppo prima del “closing”. Successivamente, Dongfeng deterrà il 4,5% del nuovo Gruppo. Exor, la finanziaria degli Agnelli, avrà invece il 14% della nuova società.

Le dichiarazioni dei vertici Fca e Psa

Carlos Tavares, amministratore delegato di Psa Groupe ed indicato quale CEO della new Co, osserva: “Questa fusione rappresenta una grande opportunità per raggiungere una posizione ancora più forte nel settore attraverso il nostro impegno a guidare la trasformazione verso un mondo con una mobilità ecologica, sicura e sostenibile e a offrire ai nostri clienti prodotti, tecnologie e servizi d’eccellenza”. “Sono pienamente convinto – prosegue il numero uno del Gruppo franco-tedesco – che grazie al loro immenso talento e approccio collaborativo, i nostri team saranno in grado di massimizzare le performance con energia ed entusiasmo”.

Dal canto suo, Mike Manley, amministratore delegato di Fca, aggiunge: “Questa è l’unione di due società con marchi incredibili e persone appassionate e competenti. Entrambe hanno affrontato momenti di estrema difficoltà e ne sono uscite ancora più agili, intelligenti e formidabili. Le nostre persone hanno un tratto in comune, quello di guardare alle sfide come opportunità da cogliere perché rappresentano la strada per renderci ancora migliori nel fare quello che facciamo”.

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